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Fnm lancia un laboratorio interattivo sulla storia ferroviaria a Milano

Un laboratorio che celebra l’olfatto? L’idea è, senza dubbio, affascinante. Ma a chi giova davvero? L’iniziativa “Che storia, l’olfatto!”, presentata da Ferrovienord Milano in occasione del Fuorisalone 2025, si propone di accompagnare i visitatori in un viaggio temporale dal 1880 ad oggi, il tutto a ritmo di profumi evocativi. Ecco un bel paradosso: una storia che dovrebbe essere tangibile e concreta si trasforma in un’esperienza sensoriale che si fa fatica a toccare con mano.
Un’accoglienza olfattiva contorta?
Il luogo scelto per tale celebrazione, l’Altro Deposito Bagagli nella Galleria commerciale della stazione di Ferrovienord di Milano Cadorna, sembra quasi un modo per dissimulare la vera natura delle ferrovie: complicazione e disservizi. Aperta solo dal 8 al 17 aprile, con orari decisamente limitati — dal lunedì al venerdì tra le 14 e le 20, sabato e domenica dalle 10 alle 20 — l’iniziativa si candida a rischiare l’inefficienza, diventando un altro esperimento passepartout di un mondo in cui le promesse di accessibilità si scontrano con la realtà.
Il profumo dell’esclusività?
Il visitatore deve prenotare l’ingresso, perché nel bel mezzo di una crisi logistica, un’affollata stanza olfattiva è proprio quello di cui abbiamo bisogno. Come se i ricordi olfattivi potessero danzare in sincronia solo grazie a una prenotazione meticolosa. È il paradosso della partecipazione: un progetto che offre l’illusione di un coinvolgimento quando, in realtà, è semplicemente un’impresa museale ben confezionata.
In queste cinque sezioni, la nostra esperienza con l’olfatto si combina con pannelli e immagini, come se le informazioni visive possano compensare la mancanza di sostanza. Immaginate un viaggio attraverso la storia di Fnm, un’esperienza che dovrebbe ricollegare le comunità con il mondo ferroviario, eppure sembra accentuare un divario: quello tra ciò che viene dichiarato e la realtà vissuta.
Riscoprire attraverso i sensi o una mera distrazione?
La vera domanda è: perché ridurre una storia così ricca e complessa alla sola percezione olfattiva? Nei decenni, le ferrovie hanno plasmato il destino di intere comunità, ma ora sono ridotte a scenari di aroma. Come se l’eccellenza storica potesse essere ripagata con fragranze passeggere. Manca un approccio olistico, e ci aspettiamo che un singolo senso possa recuperare decenni di disinteresse e abbandono?
Se solo questo laboratorio potesse risvegliare il vero potenziale delle ferrovie, sarebbe un passo avanti. Ma purtroppo, sembra più una consolazione. Possiamo continuare a sperare che le ferrovie tornino a essere il fulcro di una connessione reale tra le persone e il loro ambiente, piuttosto che un’accozzaglia di profumi e pannelli informativi. Dov’è il piano concreto per un futuro ferroviario sostenibile? Chissà, forse la prossima iniziativa ci prometterà di “sentire” la storia anche col gusto. E noi, ovviamente, ci faremo sorprendere ancora.”