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Microgame riceve la certificazione G4 per la sicurezza del gioco responsabile

Microgame riceve la certificazione G4 per la sicurezza del gioco responsabile

Microgame ha ottenuto la prestigiosa certificazione G4 (Global Gambling Guidance Group) per il Gioco Responsabile, un “riconoscimento internazionale” che, a detta loro, attesta il loro impegno nel creare un ambiente di gioco sicuro e responsabile. Certificazione che, tra l’altro, è riservata solo a pochi eletti nel settore del gaming, come fosse un club esclusivo per i “bravi ragazzi” del gioco d’azzardo. Un grande traguardo, dicono, ma quante promesse vane ci sono dietro a queste etichette?

L’ottenimento di questa certificazione si presenta come un “passo” verso una tanto agognata responsabilità sociale d’impresa, ma non è tutto fiori e festeggiamenti. Parliamoci chiaro: chi non vorrebbe dipingersi come il paladino della tutela del giocatore e dell’adozione di misure avanguardistiche contro il gioco problematico? Politiche di autoesclusione, supporto ai giocatori, protezione dei dati… come se bastasse un po’ di burocrazia a risolvere problemi complessi. “Con orgoglio”, afferma il CEO Marco Castaldo, ma ci viene da chiedere: questo orgoglio è sufficiente a coprire le ferite lasciate da esperienze di gioco problematiche passate?

Davvero un impegno costante o solo belle parole?

Questo traguardo, secondo Microgame, confermerebbe il loro “impegno”. Certo, se ciò è vero, non possiamo non notare che la certificazione ISO 9001, ISO 27001 e ISO 26000 non si sono affatto tradotte in una vera sostenibilità e affidabilità per i processi: le loro promesse di “gioco responsabile, sostenibile e sicuro” suonano più come un mantra ripetuto di fronte a uno specchio piuttosto che un’effettiva realtà. Aggiungiamo poi la certificazione UNI/PdR 125 per la parità di genere, come se il garantire pari opportunità in un settore spesso considerato controverso fosse sufficiente a mascherare le sue problematiche intrinseche.

Un futuro di promesse o illusioni?

Concludendo, Microgame si propone come leader nel settore, ma ci chiediamo se questo leadership non sia solo un velo di superficialità per nascondere verità più scomode. Investire in “innovazione e sostenibilità” è loda d’obbligo, ma come si può garantire la fiducia dei clienti quando l’industria del gioco continua a confrontarsi con la dipendenza e la vulnerabilità degli individui? Forse il cambiamento vero richiederebbe più di una semplice certificazione; ci vorrebbe una profonda introspezione e un cambiamento di paradigma, ma chi ha voglia di affrontare il passato piuttosto che immortalarsi nei successi formali?

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