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Le tariffe di Trump bloccano la crescita dell’Italia, ecco i recenti dati sul Pil

Le tariffe di Trump bloccano la crescita dell’Italia, ecco i recenti dati sul Pil

La situazione economica italiana è come un quadro confuso, dove ogni pennellata di dati sembra contraddire l’altra. I dazi imposti da Donald Trump colpiscono il Pil della Italia, portando a una revisione al ribasso delle stime per il 2025 e il 2026. Una crescita misera del 0,6% per l’anno corrente e un progredire graduale allo 0,8% nel prossimo: questo è quanto emerge dalla premessa del Documento di finanza pubblica. Ma chi ha davvero fiducia in queste proiezioni?

Un futuro nebuloso

Nello scenario globale, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ci invita ad adottare stime prudenziali. Perché? Perché “nonostante” alcuni indicatori promettano una ripresa a breve, la realtà è ben diversa. I dazi americani e l’enorme incertezza delle politiche tariffarie globali non aiutano certo a rasserenare gli animi. Un ottimismo stanco, che se non fosse tragico verrebbe da ridere. Gli scenari di rischio al ribasso vengono analizzati, ma chissà quanti di noi si sentono rassicurati da tali avvertimenti che appaiono come fumo negli occhi.

Un’Italia in bilico

I conti pubblici, che si vorrebbero in miglioramento, raccontano una storia differente da quella spacciata come positiva. Un deficit che scende al 3,4%, ma non prima di aver toccato il 3,8% previsto. È interessante come, nonostante il governo giuri di aver migliorato la finanza pubblica nel 2024, ciò che promette suona più come una scommessa quasi disperata. E mentre il debito pubblico sembra avere un profilo in miglioramento, un temporaneo aumento legato alle compensazioni d’imposta per il Superbonus ci ricorda che le promesse di stabilità sono un miraggio, sempre più lontano.

Riforme fallite e promesse risibili

Le parole di Giorgetti dovrebbero infondere fiducia, ma chi può davvero credere che la Procedura per disavanzi eccessivi verrà chiusa nel 2027 quando le incertezze sono più palpabili di un buon orrendo dramma? Il messaggio è chiaro: il miglior punto di partenza per il deficit non è altro che un gioco di prestigio, una macchina che continua a girare in tondo.

Riflessioni finali e un futuro incerto

Se non fosse così triste, il panorama sarebbe esilarante. Le prospettive economiche ci sembrano più nebulose ora rispetto a sei mesi fa, quando sembrava che le riforme potessero funzionare. E ora? Siamo di fronte a una farsa. Cosaltro ci si potrebbe aspettare da un governo che utilizza un linguaggio burocratico, sempre pronto a drammatizzare opportunamente le proprie mancanze? Forse, se ci fosse più chiarezza, meno promesse irrealistiche e più pianificazione efficiente, l’aria sarebbe meno viziata. Ma, in fondo, perché cambiare? In questo paradosso italiano, la risposta sembra chiara: continuare a girare in tondo.

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