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Riformare il contratto per garantire i diritti dei lavoratori

Riformare il contratto per garantire i diritti dei lavoratori

L’elezione per rinnovare le rappresentanze sindacali della scuola è in corso, ma non senza un bel **cappio burocratico** al collo. Un decreto monocratico, prodotto da un singolo presidente della Quarta Sezione Ter del Tar Lazio, ha deciso di sospendere questa operazione proprio poche ore prima del voto, alimentando interrogativi e incertezze sul futuro del **comparto Istruzione e Ricerca**. La motivazione? Una “istanza cautelare” di un sindacato che non è esattamente famoso per il suo spirito cooperativo. E indovinate un po’? Le liste elettorali escludono alcuni membri, comunicato tramite note ufficiali di ARAN. Ma chi se ne frega, giusto?

Dove è finita la coerenza?

E mentre assistiamo a questa danza di norme oscure, il ANIEF si erge come il paladino dei diritti dei lavoratori, o almeno così sostiene. Durante questi tre giorni di voto, i lavoratori dovrebbero riconoscere chi ha lottato per loro negli ultimi anni. Un obiettivo nobile? Forse. Ma la realtà è che il sistema è così ingarbugliato che il cambiamento sembra più un miraggio che una possibilità concreta. I candidati dell’ANIEF sono 9.000 e le liste sono presentate nel **70% delle scuole**, nel **90% degli enti di ricerca**, e così via. Ma chi lo sa se questo sia un segno di crescita reale o solo un pallido tentativo di mascherare l’inefficienza sistematica?

Promesse, promesse e ancora promesse

Il leader dell’ANIEF, Marcello Pacifico, è entusiasta delle “vittorie” degli ultimi anni, ma quali vittorie? Ci racconta di un colloquio costante con la Corte Costituzionale per questioni come l’indennità di vacanza contrattuale, l’obbligo vaccinale e l’autonomia differenziata. Ma nel mondo reale, queste “vittorie” sembrano più come un elenco di belle parole che risultano vuote nella vita di ogni giorno per i lavoratori precari. Possono riflettere su “26 milioni di risarcimento”, ma che ne è della realtà pratica in cui vivono?

Un dialogo dal sapore amaro

C’è anche un dialogo con il **Parlamento Italiano**? Interessante! Ma quanti di questi dialoghi hanno portato a leggi davvero efficaci? Negli ultimi due anni e mezzo, hanno cambiato la legge sulla ricostruzione della carriera, ma ai lavoratori interessano le azioni concrete, non le chiacchiere. E adesso ci viene chiesto di votare non solo per le rappresentanze sindacali, ma anche per la rappresentatività dei sindacati per il prossimo triennio. Ecco l’inguaribile desiderio di dare voce a chi già ha alzato la voce.

Che fine ha fatto il cambiamento?

In un contesto dove **tutelare i diritti** appare come un “compito della comunità educante”, ci si deve chiedere: è tutto un enorme gioco di **prestigi**? Quali misure concrete sono state adottate per proteggere le fasce più vulnerabili, come i precari? Quello che ci aspetta sono delle soluzioni palliative, delle promesse vuote che si dissolvono al primo soffio di verità.

Dove ci porterà tutto ciò? Forse a un futuro in cui gli stessi protagonisti della **scuola** possono finalmente imbattersi in un sistema che non sia una perpetua danza di parole, indeciso tra promesse e realtà. Immaginare che le istituzioni possano davvero prendere una direzione opposta a questo circolo vizioso è, ormai, un atto di pura ironia.

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