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Stabilità sorprendente: il bilancio tra gennaio e marzo si decide a rimanere piatto, con una variazione quasi invisibile di -0,05%

Bella notizia, eh? Il bilancio delle imprese italiane per il trimestre gennaio-marzo sembra sostanzialmente stabile, se non consideriamo il fatto che stiamo parlando di un vero e proprio disastro. Secondo una miracolosa analisi condotta da chiunque possa essere interessato a far sembrare le cose migliori di quanto siano realmente, il saldo tra aperture e chiusure è di -3.061 imprese. Un tasso di variazione dello stock pari a un ridicolo -0,05%, il terzo dato meno negativo degli ultimi dieci anni! Wow, che traguardo!
Rispetto allo stesso periodo del 2024, in cui il saldo era di ben -10.951 unità, sembra quasi che le cose stiano migliorando, tenendo conto che il primo trimestre è tradizionalmente segnato da una ‘stagionalità negativa’. Dicono che le chiusure a dicembre traggano in inganno… peccato che questo immobilismo apparente sia, in realtà, il risultato di un sistema imprenditoriale con dinamiche a doppia velocità. Chi lo avrebbe mai detto?
Le società di capitali sono le uniche a prosperare, con un’espansione che sfiora il +0,7%. Loro si, chiudono il trimestre con un saldo positivo di +13.358 unità, mentre le imprese individuali si contraggono di -11.597 e le società di persone di -4.316. E non parliamo dei cooperativi che segnano la miseria di -506 unità! Sarà questo il vero spirito imprenditoriale italiano?
A livello geografico, stupitevi, ma il Centro Italia è l’unica macro-area con un saldo attivo a fine trimestre (+422 imprese), grazie a un crescendo miracoloso del Lazio, che da solo registra +1.657 imprese. Le altre aree? Beh, rimangono in territorio negativo, ma almeno i tassi di contrazione sono inferiori rispetto allo scorso anno. Applaudite, applaudite!
Infine, a livello settoriale, provate a trattenere l’entusiasmo, i dati più lusinghieri provengono dai servizi professionali, scientifici e tecnici, con un saldo di +2.795 imprese (+1,10% rispetto alla fine di dicembre). Ma dimentichiamoci i settori tradizionali: il commercio segna -7.627 imprese, l’agricoltura -5.809 e la manifattura -2.747. Belli tempi, non c’è che dire! Ma chi se ne frega delle tradizioni quando puoi battezzare una nuova era della consulenza, giusto?