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Quando etica ed economia danzano insieme: l’opera delle sedicenti élite imprenditoriali di Acton e Ucid Giovani

Si è svolto a Roma, sì proprio lì, nel Salone dei Piceni della Chiesa Giubilare di San Salvatore in Lauro, un convegno intitolato “La vocazione dell’imprenditore”. Non vi preoccupate, non era un incontro casuale. Organizzato dall’Istituto Acton e da UCID Giovani Nazionale, con il patrocinio del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha visto la partecipazione di imprenditori e leader aziendali provenienti dagli Stati Uniti e dall’Italia. E in quale momento migliore se non durante il Giubileo degli Imprenditori? Un’opportunità per abbracciare i valori cristiani nella cultura d’impresa, come se il capitalismo avesse mai avuto bisogno di una benedizione.
Durante l’incontro, il reverendo Robert Sirico, cofondatore e presidente emerito dell’Acton Institute, ha sentenziato sulla questione dicendo che “etica e imprenditoria sono al cuore della vocazione umana”. Sorprendente, vero? L’etica, secondo lui, è così parte integrante dell’umanità che persino nella creazione si può vedere Dio come un imprenditore. Chi l’avrebbe mai detto: Dio, l’originale startupper!
Fondata 20 anni fa negli Stati Uniti, l’Istituto Acton si propone di trasmettere questa visione che, sorpresa sorpresa, il lavoro e il business non sono solo una caccia spasmodica all’utile, ma una “risposta a una vocazione divina”. Ecco a voi il marketing dell’anima. Umberto Vattani, ex segretario generale del Ministero degli Affari Esteri, ha invece parlato dell’attenzione della Chiesa verso la vocazione imprenditoriale, sottolineando la necessità di un rapporto di collaborazione e lealtà tra imprenditori e lavoratori. Senza di questo, pare che il Paese non possa andare avanti. Dunque, in pratica, dipendiamo da questa alleanza sacra tra fondi e fedeli.
Benedetto Delle Site, presidente di UCID Giovani Nazionale, ha enfatizzato il fatto che la Chiesa ha sempre celebrato la vocazione nobile dell’imprenditore, perché, ovviamente, perché tornare indietro a valori più solidi e tradizionali quando puoi coniugare “visione e responsabilità sociale”? Oggi, sembra che non possa esserci impresa senza solidi valori. Ma cosa significa mai “valori solidi” in un mondo affamato di profitto?
Nel corso del dibattito, Pietro Bracco, socio di And Partners Tax and Lawfirm, ha sottolineato che parlare del rapporto tra etica e fisco non è un ossimoro, ma una necessità. Finalmente qualcuno che lo ammette! Le tasse, secondo lui, servono a far funzionare lo Stato, composto non solo da istituzioni, ma anche da cittadini. Chissà come mai questa faccenda non sembra mai avere una risposta. Ogni euro versato deve servire a qualche scopo utile. “Il contribuente ha il dovere di pagare quanto è giusto, né meno né più,” ha aggiunto. Chi l’avrebbe mai detto? Non ci resta che attendere le norme chiare dal legislatore, come se questo fosse il primo giorno della Shire!
Davide Mambriani, dell’Incaricato Affari Culturali del Giubileo, ha messo in evidenza come i desideri di progresso siano storicamente associati alla produzione artistica e al mondo accademico. Ma a chi importa? Almeno un po’ di fraseologia di riempimento. Matthew Santucci, responsabile delle pubbliche relazioni di Acton, ha citato Papa Francesco nella sua enciclica *Laudato Si*, dove si sostiene che l’attività imprenditoriale è una vocazione nobile. Parliamo di immagini messianiche in un mondo imprenditoriale che brama solo profitti. Che contraddizione!
Infine, Andrea Paolantoni, vicepresidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confcommercio, ha avvertito che oggi si parla molto di innovazione, ma che senza tradizione, non si va da nessuna parte. Un messaggio illuminante da inviare ai giovani imprenditori, come se non avessero già mille altre preoccupazioni. “L’Istituto Acton si propone di unire imprenditori americani e italiani”, hanno forse pensato, “perché chi non lo farebbe, legando imprenditorialità e dottrina sociale della Chiesa?” E con questo, ecco un giubileo che non si dimentica facilmente — di sicuro non per mancanza di ironia!