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Il ritorno del barbagianni a Pianosa: una novità che lascia il segno nel mondo della natura?

Il ritorno del barbagianni a Pianosa: una novità che lascia il segno nel mondo della natura?

Ah, il magnifico progetto di reinserimento del Barbagianni sull’isola di Pianosa. Dopo due anni da quando quattro esemplari sono stati “gentilmente” introdotti, la situazione pare promettente, ma solo se ci si accontenta di monitorare la vita di qualche rapace. I risultati, ovviamente, non mancano, ma parliamo davvero di un trionfo della natura o di una manovra pubblicitaria travestita da salvaguardia ambientale?

Durante la Settimana Europea dei Parchi, Fondazione UNA e Federparchi si sono affrettati a mostrare il loro “eroico” impegno per la ricolonizzazione del Barbagianni (scegliamo di ignorare che questa specie è virtualmente scomparsa da tempo da questo habitat, colpevole l’invasivo ratto nero). Insomma, incrementare la biodiversità con quattro esemplari di un rapace che ha il permesso di tornare solo perché il rave del ratto è finito sembra un po’… ridicolo, non credete?

Il progetto, della durata di 25 mesi, mira a favorire il ritorno naturale di questa specie sull’isola. O meglio, presunto “ritorno” dato che, se uno ci pensa, stiamo parlando di un intervento artificiale mascherato da natura che si ricolonizza da sola. Dobbiamo dare il merito ai “geniali” studiosi che nel 2024 hanno pensato di reintrodurre quattro Barbagianni di popolazione italiana da centri di recupero. E poi via con il monitoraggio, dove notti insonni sono state dedicate a contare i rapaci e verificare se hanno deciso di mettere su famiglia.

Non dimentichiamoci delle attività di laboratorio, ovviamente. Ah, i laboratori! Luoghi sacri dove le diete dei rapaci vengono studiate con meticolosità quasi maniacale. Perché, si sa, chi non si preoccupa di quale snack prediligano i Barbagianni è da considerare un nemico della biodiversità. E che dire dell’uso di tecnologie di rilevamento all’avanguardia? Dai sensori infrarossi agli strumenti di geolocalizzazione satellitare, è incredibile come si riesca a spendere tanto per monitorare la vita di quattro uccelli che, sinceramente, potrebbero anche non essere così interessanti. Tutto ciò per una “convivenza armoniosa” che non si sa ancora come verrà attuata nella pratica.

Il progetto si sposa con l’idea di fondare una maggiore consapevolezza sul tema della fauna selvatica, alla quale non solo Fondazione UNA ma anche Federparchi hanno pensato bene di contribuire attraverso il programma ‘Biodiversità in Volo’. Un nome scintillante che coccola l’ego di tutti mentre si trattano gli ecosistemi come se fossero oasi di pace nel deserto della nostra indifferenza. Non si può che applaudire alla visione audace di unire il mondo dei parchi e quello venatorio, come se entrambi avessero bisogno dell’altro per sopravvivere in un’era di crescente bracconaggio.

In conclusione, il progetto per la reintroduzione del Barbagianni nell’area è solo l’ultimo di una lunga lista di incredibili iniziative che, tra un comunicato stampa e l’altro, cercano di dare un senso a ciò che, onestamente, potrebbe anche essere considerato un grande spettacolo di illusionismo. Se non fosse che, in questo caso, il trucco è piuttosto evidente. Ma chissà, magari un giorno i Barbagianni decideranno di rimanere e ci ricorderanno che la natura non ha bisogno di interventi drammatici per prosperare, ma di rispetto e comprensione. Ma questo è un altro sogno da sognare.

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