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Boston si inchina all’avanguardia italiana che nessuno si aspettava

Se vi aspettate l’Italia come nazione sonnacchiosa e spettatrice nel vasto mondo delle biotecnologie, preparatevi a ricredervi. Dalle soluzioni high-tech per i test farmacologici fino ai famigerati gemelli digitali – quei clone informatici che dovrebbero tagliare di netto i tempi della ricerca preclinica – il nostro Paese si presenta carico di ambizioni e tecnologia spinta alla Bio International Convention 2025 che si terrà a Boston dal 16 al 19 giugno. Sarà un evento da guinness con ben 20mila “super esperti” provenienti da oltre 60 Paesi, e l’Italia non sarà lì a guardare, ma a mostrare muscoli e cervelli.
Dietro a tutta questa teatralità si trova una missione ben orchestrata, firmata dall’agenzia Ice (sì, quella per la promozione all’estero), il ministero degli Affari Esteri, quello delle Imprese e del Made in Italy, supportati da nomi altisonanti come Farmindustria, Federchimica Assobiotec e Invitalia. Insomma, un mix di potere e risorse che riunisce dai giganti del biotech alle startup armate di idee rivoluzionarie, passando per cluster regionali, enti di ricerca, parchi scientifici e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo con l’obiettivo neanche troppo nascosto di attrarre investimenti e collaborazioni industriali su scala planetaria.
Erica Di Giovancarlo, direttrice dell’Ufficio Ice di New York e coordinatrice della rete americana di Ice, si lascia andare a dichiarazioni che non si possono non prendere con entusiasmo (se non con un pizzico di ironia):
“La partecipazione italiana a Boston è frutto di un lavoro di anni, che ha messo insieme competenze scientifiche di punta, infrastrutture di ricerca avanzate e filiere industriali super tecnologiche. Il nostro padiglione nazionale permette di presentare il percorso completo che va dall’idea iniziale alla produzione finale, sostenuto da un bacino di talenti e da una manifattura che detiene il 23% del valore europeo nella Cdmo, ovvero lo sviluppo e la produzione conto terzi.”
Se non bastasse, Erica ci tiene a sottolineare che “grazie all’appoggio degli enti locali e a una consolidata esperienza industriale, l’Italia è il posto perfetto dove sviluppare, testare e scalare soluzioni biotech, con l’innovazione che fa da motore principale per la crescita, sia del Paese che dei big player globali che investono sul territorio”. Tradotto: siamo quel gioiellino nascosto nel vecchio continente che voi poveri investitori avete sempre sottovalutato.
Non è che uno si possa fidare solo delle splendide parole dell’Ice. Ecco anche la perla di saggezza del direttore generale del ministero degli Affari Esteri, Mauro Battocchi, che aggiunge ulteriore pepe alla narrazione italiana nel settore delle scienze della vita:
“L’Italia spicca costantemente tra i primi dieci esportatori a livello globale, e il comparto farmaceutico è una delle punte di diamante di questa classifica. Questo non sarebbe possibile senza solide basi scientifiche, un impegno costante nella ricerca e sviluppo, e una capacità produttiva di tutto rispetto. Il Global Biotech Montalcini Tour vuole anche portare una narrazione più fresca e aggiornata dell’Italia, soprattutto nel settore Life Science.”
In sintesi, l’Italia, quel Paese dove spesso si pensa che il futuro sia un concetto astratto o una chimera lontana, in realtà si muove sotto la superficie, armata di tecnologia d’avanguardia, cervelli pronti a innovare e un indotto industriale che si vuole sedere al tavolo dei grandi. Se quest’anno siete a Boston, fate un salto a vedere come si muove il Bel Paese: non sia mai che vi perdiate la nuova Silicon Valley italiana… o almeno la sua parente un po’ più modesta ma altrettanto desiderosa di farsi valere.
Massimo Carnelos, grande esperto di tecnologia e startup al ministero degli Affari esteri, ci regala una perla di saggezza: “Sostenendo le nostre aziende biotecnologiche emergenti nella loro espansione globale, il Maeci e l’Agenzia Ice stanno dalla parte dei nostri imprenditori high-tech e delle loro tecnologie avanzate nel campo delle scienze della vita e delle biotecnologie. L’Italia ha molto da offrire e di cui sorprendersi, ma purtroppo non è abbastanza valorizzata. Siamo qui alla Bio Usa per raccontare e mostrare una storia diversa”.
Ah, la solita storia: l’Italia è questo gigante nascosto nel settore biotech che nessuno degna di uno sguardo degno di nota. Ma vediamo la realtà con i numeri perché, si sa, la realtà a volte è così noiosamente precisa. Il comparto delle scienze della vita nel nostro Paese produce ben l’11% del PIL nazionale. Un’affermazione così modesta da far arrossire gli altri paesi europei. E non finisce qui: con 770 siti produttivi farmaceutici, l’Italia si piazza al secondo posto nell’Unione Europea. Probabilmente un dettaglio troppo insignificante per gli addetti ai lavori.
E se vi state chiedendo chi comanda nel campo dei servizi industriali, tenetevi forte: l’Italia è addirittura prima in Europa per il valore della manifattura Cdmo, quei miracolosi terzisti che si occupano sia dello sviluppo sia della produzione, con un modesto valore di 3,6 miliardi di euro, ovvero il 23% del totale europeo. Intanto le esportazioni italiane di farmaci e prodotti biotech hanno superato quota 52 miliardi di euro nel 2024, con una crescita invidiabile del 60% nell’ultimo quinquennio. Ovviamente, tutti ignoreranno queste cifre mentre continuano a sottovalutare “l’enorme potenziale” italiano.
Per non farci mancare nulla, l’innovazione firmata Italia è sostenuta da investimenti in ricerca e sviluppo balzati a 2 miliardi di euro nel 2023, un aumento del 25% rispetto al 2019, con un esercito di oltre 7mila addetti dedicati. E quando si parla di scambi commerciali con gli Stati Uniti, il chimico-farmaceutico è un protagonista di prima fila: nel 2024 ha rappresentato il 18% delle importazioni totali americane dal nostro Paese, appena un pelo sotto i macchinari. Importazioni che hanno toccato la cifra monumentale di 13,7 miliardi di dollari, con uno spaventoso balzo annuo del 31,4%. Nel settore biotech, gli Stati Uniti sono diventati così golosi che le importazioni hanno raggiunto i 4,4 miliardi di dollari, segnando un incremento del 112% rispetto al 2023. Roba da far girare la testa ma che però sembra non impressionare nessuno.
Un evento da non perdere, se solo si volesse guardare
Il 16 giugno, quasi come un episodio di una serie cult di nicchia, il Consolato Generale d’Italia a Boston ospiterà il Montalcini Global Biotech Tour. Per chi non lo sapesse, si tratta di una kermesse organizzata da Agenzia Ice e Maeci con l’obiettivo – nemmeno troppo segreto – di far brillare le imprese biotech emergenti italiane sotto i riflettori del palcoscenico internazionale. Come se ce ne fosse davvero bisogno.
Arnaldo Minuti, che si occupa con dovizia di particolari del Consolato Generale d’Italia a Boston, dichiara:
“Siamo particolarmente lieti di accogliere al Consolato Generale d’Italia a Boston il Montalcini Global Biotech Tour, un’iniziativa che celebra l’eccellenza scientifica italiana e promuove il dialogo con uno degli ecosistemi biotech più avanzati e competitivi al mondo.”
Minuti prosegue, forse rendendosi conto dell’enorme portata della realtà che sta descrivendo:
“Boston ospita quasi mille aziende biotech e oltre 140mila professionisti nel settore delle scienze della vita. L’Italia è parte integrante di questa rete globale grazie a imprese di primo piano, a investimenti strategici e a una vivace comunità di ricercatori, scienziati e manager italiani. Questo evento rappresenta un’importante piattaforma per favorire nuove collaborazioni, rafforzare i legami economici tra Italia e Stati Uniti e valorizzare il contributo italiano all’innovazione e alla salute globale.”
Insomma, un’Italia biotech che in realtà non è così “invisibile” come qualcuno si ostina a credere. Ma tanto, si sa, le chiacchiere stanno a zero e i numeri parlano da soli… se solo qualcuno avesse voglia di ascoltarli davvero.