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Energia instabile: perché i prezzi impazziti sono il nostro nuovo incubo nazionale

Il problema numero uno secondo i 3.000 intervistati nell’indagine sull’energia del World Energy Council è – indovinate un po’ – la volatilità dei prezzi dell’energia. Così prende la parola Barbara Terenghi, vicepresidente per la sostenibilità di Edison e presidente del comitato programmatico del Wec, durante un dibattito romano intitolato ‘La transizione energetica. Tra innovazione e conservazione’. Non proprio una novità, ma un tema che continua a far tremare i polsi a politici e operatori del settore.
Secondo Terenghi, un altro tassello fondamentale per il futuro è rappresentato dalle reti elettriche e dall’interconnessione tra paesi, argomento che si presenta come un mantra ormai inflazionato ma apparentemente ancora lontano dall’essere risolto. “È essenziale sviluppare connessioni più robuste sia all’interno dei confini nazionali che tra Stati diversi”, spiega con tono da manuale. Insomma, le rinnovabili e i sistemi di accumulo – tanto sbandierati come panacea – non bastano da soli; servono infrastrutture solide per riuscire a distribuire efficacemente l’energia prodotta e diversificare le fonti di approvvigionamento.
Non poteva mancare il richiamo a un mercato finalmente “funzionante”, che però sembra un miraggio. Serve un modello che dia vantaggi concreti ai cittadini nel breve periodo, soprattutto sfruttando di più le rinnovabili. Ti aspetteresti una svolta epocale, ma nella sostanza la richiesta resta: “Più energia pulita per risolvere tutto”. Come se non fosse mai stata sentita prima.
Edison, naturalmente, non sta a guardare e annuncia un piano di investimenti fino al 2030 dal sapore decisamente ambizioso: la metà sarà dedicata alle fonti rinnovabili, un altro terzo all’efficienza energetica. Un progetto che su carta fa la sua porca figura, ma che continuerà a dover fare i conti con la realtà di mercati instabili, regolamentazioni ballerine e infrastrutture che arrancano.
In definitiva, mentre il mondo si aggrappa ai sogni verdi e alle tecnologie dell’ultimo minuto, rimane sullo sfondo la domanda scomoda: chi davvero beneficia di questo passaggio? E quali dei tanti proclami diventeranno azioni concrete anziché l’ennesimo spot a effetto?