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Pedranzini spiega perché Popolare Sondrio è troppo preziosa per Bper e il suo ridicolo prezzo

Un’offerta che strappa risate e non applausi: la Banca Popolare di Sondrio replica a Bper e smonta il prezzo proposto con serenità glaciale.
Mario Alberto Pedranzini, l’amministratore delegato e direttore generale di Banca Popolare di Sondrio, ha chiarito senza giri di parole l’impasse sull’offerta pubblica di acquisto (Ops) presentata da Bper. Con una sincerità da far impallidire chiunque nel mondo delle banche d’affari, ha spiegato che quel prezzo – equivalente all’ultimo valore di mercato del concambio offerto – non ha nulla a che vedere con il reale valore dell’istituto né con le prospettive future espresse nel nuovo piano industriale 2025-2027 che il management ha costruito in maniera autonoma.
Invita a credere alle “fairness opinion” di BofA Securities e Morgan Stanley, i custodi del damasco delle valutazioni finanziarie, ma non senza un certo sarcasmo sottolinea i limiti metodologici che tutti ben conoscono. Insomma, il prezzo giusto, secondo lui, lo decide il mercato e gli investitori, non i calcoli che qualcuno impone come verità assoluta.
Tra un incontro e l’altro con gli investitori, Pedranzini fa sapere che questi ultimi hanno subito alzato la posta: “Chiedevano di più del prezzo offerto fin dai primi momenti”, ha commentato come se fosse la cosa più normale del mondo. E i numeri, si sa, non mentono: il valore del titolo in Borsa, che ieri ha chiuso a un livello ben più alto, parla da sé.
Nonostante il consiglio di amministrazione ritenga “congruo” il corrispettivo sul piano finanziario – grazie ai brillanti report di BofA e Morgan Stanley – la sostanza resta che la valorizzazione della Popolare di Sondrio proposta da Bper non coglie il vero valore dell’istituto.
E cosa manca in questa offerta? Secondo il Ceo, manca proprio l’elemento centrale: il valore palpabile e prospettico dell’istituto, costruito grazie a una profonda conoscenza della banca, quella stessa banca che lui ha contribuito a plasmare e che continua a difendere come un mastino. Il mercato sembra andare in tutt’altra direzione e, nel gioco delle parole su cosa sia “congruo” o “adeguato”, prevale la certezza che sono gli analisti e gli investitori quelli che alla fine danno il verdetto.
Il suo compito, a quanto pare, è quello di “parlare chiaro” con tutti gli azionisti, dai minimi ai grandi fondi, affinché possano valutare con occhi aperti un’offerta che, secondo lui, è diluitiva e soprattutto non riconosce ai soci il valore delle sinergie.
Ed ecco un altro tassello della tragedia: le sinergie. Non una parola né un piano industriale combinato con cui valutare concretamente l’aggregazione, nonostante quanto già consegnato alla Banca Centrale Europea. La stima delle sinergie si aggira intorno a un miliardo e mezzo, ma soltanto il 16% di questo bottino dovrebbe andare agli azionisti della Popolare di Sondrio. Una cifra così ridicola da quasi far pensare a un furto in piena regola, considerando che il 70-80% di queste sinergie dovrebbe derivare proprio dall’unione con la banca di Sondrio.
Ma non è finita, perché a peggiorare il quadro c’è la produttività. La Popolare di Sondrio vanta una produttività quasi doppia rispetto a Bper e un cost/income – quel indicatore chiave per misurare l’efficienza bancaria – del 39%, nettamente inferiore al 54% di Bper. Come? Mai sperperando a destra e a manca, ma con spese oculate e investimenti mirati nel digitale, la vera leva magica che ha permesso di snellire i processi, liberando il personale dalle mansioni ripetitive per trasformarlo in consulenti di valore.
Il risultato? Un team di professionisti fedeli e attenti che si concentrano su ciò che conta davvero: il cliente. Un cliente accolto e ascoltato con tanta cura da far sembrare il concetto di “customer care” un ammasso di parole vuote usate da altre banche poco attente.
Insomma, se il mercato è davvero sovrano come sostiene Pedranzini, allora la Banca Popolare di Sondrio, con tutta la sua convinzione e la sua strategia autonomamente costruita, vale ben più di quel prezzo da saldo che qualcuno vorrebbe imporre.