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Tesla si butta sui robotaxi ad Austin: Musk gioca a fare il Messia con mille miliardi in palio
Forse ci vorrà un decennio prima che i robotaxi diventino una realtà matura, ma per Elon Musk la partita è appena cominciata. Mentre esperti come Philip Koopman della Carnegie Mellon University ci ricordano che siamo solo “alla fine dell’inizio” per aziende come Tesla e Waymo, il miliardario vede il lancio dei robotaxi a Austin, Texas, come la svolta definitiva: non più solo un produttore di auto, ma una società votata ai servizi basati sull’intelligenza artificiale, tra taxi senza conducente e i mitologici robot umanoidi Optimus.
Il debutto sul campo non è passato inosservato: una decina di Model Y con guida autonoma di livello 4 girano in zone limitate di Austin, sotto l’occhio vigile di un addetto a bordo. Il servizio, su inviti selezionati – naturalmente tra influencer e clienti VIP – offre corse a tariffa flat di 4,20 dollari, adottando un approccio quasi provocatorio: niente lidar o radar, solo telecamere, in netta controtendenza rispetto agli avversari.
Il tempismo non è casuale. Mentre le vendite globali di Tesla si stabilizzano al ribasso nel 2025 e il titolo in Borsa ha subito un pesante contraccolpo dopo i battibecchi tra Musk e Donald Trump riguardo alla legge di bilancio che penalizza la mobilità elettrica, il miliardario americano scommette tutto sull’AI per risollevare l’immagine dell’azienda.
Non stiamo parlando solo di tecnologia, ma di scenari fantasmagorici di mercato. Musk punta a far lievitare una capitalizzazione da quasi mille miliardi di dollari fino al doppio in meno di due anni. Se prendiamo per buona l’ipotesi dell’analista più ottimista, Dan Ives, l’“era autonoma” di Tesla potrebbe fruttare un trilione di dollari – almeno sulla carta. Nel frattempo, Musk continua a vendere il sogno di robotaxi e umanoidi non come innovazioni, ma come giustificazioni per valutazioni finanziarie ormai stratosferiche, mentre la redditività reale continua a scricchiolare.
Non mancano certo le sfide: il Texas ha appena varato una regolamentazione accomodante, in vigore da settembre, ma gli altri importanti mercati extra-Texas, come la California, sono molto più ostili e impongono percorsi burocratici pesanti e complicati.
Nel frattempo, la concorrenza ringhia. Waymo, la controllata di Alphabet, ha già servizi attivi in diverse città americane. Zoox, di proprietà di Amazon, ha iniziato la produzione dei primi modelli. Volkswagen scommette grosso con l’obiettivo di far circolare 1.000 ID.Buzz autonomi tra Amburgo e Los Angeles entro il 2027. E non dimentichiamo la sorprendente ascesa di Hyundai e Kia, che si sono trasformate in protagoniste principali del mercato automobilistico statunitense.
Insomma, mentre Musk accende i riflettori sul futuro dell’AI e dei robotaxi, il mondo reale rimane un po’ più terreno, pieno di normative, concorrenza spietata e sfide non da poco. Ma, come sempre, la capacità di Tesla di raccontare la grande favola dell’innovazione potrebbe valere più dei chilometri percorsi da questi primi veicoli senza conducente. E così il gioco continua, tra promesse da capogiro e autisti invisibili tenuti d’occhio da un addetto umano. Sublime ironia della modernità.