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Quando l’Ue decide di affamare i contadini: il disastro annunciato dei tagli ai fondi agricole

Se l’Europa decidesse di tagliare i fondi all’agricoltura sarebbe un vero e proprio disastro senza ritorno, perché al momento l’agricoltura è l’unica a garantire davvero la sicurezza alimentare, uno di quei pilastri indispensabili che mantengono a galla anche la stabilità economica dei cittadini europei.
Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, non ha certo usato mezze misure a margine dell’assemblea estiva dell’associazione a Milano. Per lui, togliere soldi agli agricoltori significa tornare a prezzi alle stelle nei supermercati, proprio come successe un paio d’anni fa, quando il costo del carrello della spesa era impazzito. E ovviamente, se non produciamo, poi non ci resta che dipendere dalle importazioni, con tutte le incognite del caso.
Con un linguaggio fin troppo semplice e diretto, ha ricordato che quando il cibo diventa più caro, aumentano le persone che non possono permettersi di mangiare. Segnaliamo pure che la FAO continua a lanciare allarmi: nel 2025 il costo alimentare globale sarà già del 7% più alto rispetto al 2024. Sarà un’estate rovente per i portafogli? Pare proprio di sì.
Giansanti ha mostrato un’insolita approvazione per oltre 20 ministri che hanno scritto al Commissario europeo dicendo no al cosiddetto “Fondo unico”. Evidentemente è un brutto colpo che il Parlamento europeo, inaspettatamente, abbia deciso di schierarsi deciso contro questa Commissione, ribadendo il suo dissenso. Si stenta a capire come la presidenza della Commissione arrivi a farsi nemici governi, Parlamento e agricoltori contemporaneamente—un’impresa che meriterebbe una medaglia di incoerenza politica.
Senza scomporsi più di tanto, il presidente di Confagricoltura ha poi affrontato la questione dazi: un aumento del 10% sulle tariffe già esistenti per certi settori agricoli europei sarebbe semplicemente insopportabile, soprattutto quando gli americani a qualcuno applicheranno dazio zero. Possiamo forse negare che gli Stati Uniti rappresentino un mercato troppo importante per buttarlo alle ortiche?
Giansanti, infatti, ha sottolineato che l’Europa ha investito tempo e denaro da anni per costruire e consolidare un mercato che, dopo la Germania, è il secondo più importante per l’export europeo e il primo fuori dall’Europa, un primato che vale tanto oro quanto pesa e che vuole mantenere a tutti i costi.
Naturalmente, il nodo dolente è anche il cambio sfavorevole del dollaro, che rende tutto ancora più complicato. Gli accordi con alcuni paesi, insomma, sono “rinegoziabili”, soprattutto guardando a quello che ha appena fatto il presidente Trump. Giansanti sembra quasi avvisare: preparatevi a trattative in divenire, dove ogni giorno potrebbe cambiare tutto a seconda delle esigenze imprevedibili dell’America.
La necessità di prevedibilità e stabilità è un desiderio tanto semplice quanto irrealizzabile finché negli Stati Uniti si gioca a scacchi diplomatici a colpi di tweet e tariffe. Ma ehi, intanto l’Europa – ha commentato – cerca di mantenere quella che lui definisce “la linea di una grande potenza economica che si confronta”.
Aggiunge un dettaglio che vorremmo sottolineare con tutto il cinismo dovuto: nel gioco geopolitico del cibo, “chi controlla il cibo, controlla il potere”. Potete pure smettere di cercare complotti, è tutto alla luce del sole, solo che molti sembrano ancora dormire.
Se, poi, serve a “stabilizzare i rapporti” tra Europa e Stati Uniti, ben vengano tutti quegli accordi che “possono portare valore”. Un modo molto diplomatico per dire “purché ci paghino e non ci strozzino”.
Riguardo alla cosiddetta “strategia della bresaola” proposta dal ministro Lollobrigida – l’idea geniale di produrre bresaola con carne importata dagli Stati Uniti per poi esportarla di nuovo negli States –, Giansanti ha risposto con la solita dose di realismo amaro. Mentre si riconoscono i canali privilegiati con gli USA, ha subito messo in guardia: tra queste alleanze bisogna sempre fare attenzione a non snaturare uno dei più preziosi tesori italiani, cioè le denominazioni di origine e le eccellenze agroalimentari.