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Mps sbarca su Mediobanca e lancia l’assalto estivo tra sospetti, valigie pronte e uscite strategiche da far impallidire un thriller politico

Altro che relax sotto l’ombrellone: quest’anno il colpo di scena arriva da Mps, che ha deciso di trasformare agosto in un torneo di strategia a cavallo tra Monopoli e Risiko. L’obiettivo? Accaparrarsi un bel pezzo di Mediobanca. Si parte da un robusto 35%, la soglia minima per sentirsi già dei magnati della finanza. Ma scommettiamo che puntano più in alto? Perché si sa, accontentarsi nelle sale di borgata è bello, ma nella realtà finanziaria non paga. La vera meta da sogno è il fatidico 66,7%, quei due terzi magici che aprono le porte ai favolosi vantaggi fiscali alla maniera senese.
Il triangolo che nessuno aveva previsto
Il percorso tracciato disegna un triangolo geografico-ideologico: Siena, Trieste, Milano. Non una vacanza per studenti squattrinati, ma la mappa delle intenzioni strategiche. Nel mezzo, però, non mancano i nomi che del business hanno fatto mestiere e che con le ferie non hanno niente a che vedere: Caltagirone e la Delfin degli eredi Del Vecchio presidiano già le due banche come dei generali esperti. Il vero problema? Convincere il restante 65% dei soci di Mediobanca, quelli che non hanno diritto a ombrellone riservato nella prestigiosa Piazzetta Cuccia, a cedere le loro preziose azioni. Facile come vender ghiaccio agli eschimesi, vero?
Lo Stato, soci in fuga e diplomazie da spiaggia
Presenza fissa, anzi fissa come una spina nel fianco, lo Stato (leggasi Mef) si ritrova tra i maggiori azionisti di Mps. Questo crea un’atmosfera da incrocio tra il Grande Fratello e l’ombra del fisco. Nel frattempo, alcuni soci salutano la festa con discrezione meridionale: Monge, Finfer, Vittoria Assicurazioni, il gruppo Gavio e persino Banca Mediolanum (sì, quella che con Mediobanca aveva pure concepito un figlio, Banca Esperia). Tra paura, calcoli e allergia agli imprevisti governativi, si fanno le valigie e arrivederci, mercato.
Assemblee saltellanti e voti da vacanza
E poi arriva la farsa dell’assemblea Mediobanca del 16 giugno: doveva essere la passerella trionfale per Nagel, invece si è trasformata in un rinvio scandalosamente comodo per tutti al ben più fresco 25 settembre. Troppo comodo e troppo tardi per fare la differenza. Chi aveva già messo il proprio voto in cassaforte si è ritrovato con un pugno di mosche in mano e un broncio degno di nota. Il tanto decantato patto di consultazione? Ridotto a un miserabile 7%, roba da far rimpiangere anche il karaoke di paese.
La morale estiva: crema solare e… leggi sempre le clausole
Cosa resta? Una partita aperta che sembra più un grande bluff collettivo. Tra banche in bilico, soci volubili, incroci politici che puzzano di compromesso e promesse di vantaggi fiscali che sembrano usciti da una fiaba, l’unica certezza è che settembre arriverà con un verdetto tutto da scoprire. Nel frattempo, chi può fa finta di nulla e si gode le ferie, mentre gli altri rimangono qui a scalare, ma non le montagne. Almeno quelle in positivo.