Collegati con noi:

Notizie

Unipol e il piano dell’arroganza: addio smart working e dipendenti ignorati, poi le proteste sorprendono

Unipol e il piano dell’arroganza: addio smart working e dipendenti ignorati, poi le proteste sorprendono

Nel 2025, mentre il smart working avrebbe dovuto essere un elemento consolidato, ecco che il Gruppo Unipol sforna un’idea completamente folle: tornare indietro. Dove si parla di innovazione e coinvolgimento, qui si scorge solo una regia di chi non ha mai sentito la voce di un dipendente. Risultato? Proteste in sei città, un’onda di indignazione che travolge tutto e un messaggio chiaro: se i vertici pensavano di motivare i lavoratori, chiaramente si sono persi in un mare di ignoranza. O forse, l’hanno fatto apposta.

Il grande piano (di ignorare chi lavora davvero)

Il nuovo piano strategico, concepito dai big di Unipol tra una presentazione e l’altra, è stato accolto come un bollettino di guerra: sgomento, rabbia e una buona dose di disperazione. Mentre a Milano venivano sfoggiate cifre esorbitanti, ambizioni smisurate e proiezioni da salotto buono, i dipendenti hanno risposto con presidi di protesta in sei città, da Bologna a Verona, dichiarando a gran voce che non si riconoscono affatto in quel piano.

Relazioni industriali modello caserma

Secondo i sindacati, l’atmosfera interna è quella di una gerarchia militare piuttosto che di un’azienda moderna: zero dialogo, zero coinvolgimento, e un bel calcio allo smart working, che durante l’emergenza maltempo a Bologna non è nemmeno stato considerato, ignorando fino all’ultimo le indispensabili raccomandazioni delle autorità locali. Insomma, la rigidità del regolamento supera la sicurezza delle persone.

“Io so io e voi siete numeri”

Il volantino diffuso dai lavoratori colpisce nel segno: l’immagine del marchese del Grillo riadattata in “Io so io e… UareU” dice tutto. Tradotto? Una dirigenza chiusa nella sua torre d’avorio, sorda ai bisogni di chi il lavoro lo svolge ogni giorno. Parliamo di stakeholder? Qui i lavoratori sono considerati fastidiosi brusii di sottofondo.

L’illusione del “capitale umano”

Ah, il capitale umano, quella paradisiaca espressione sbandierata dalle aziende nelle loro presentazioni patinate, ma che nella reale pratica viene calpestato ad ogni decisione manageriale. I sindacati lo sostengono con chiarezza: “Serve un miglioramento nelle relazioni, non solo nei bilanci”. Ma per chi vive in un mondo fatto di grafici e proiezioni, le necessità delle persone sono solo una nota a piè pagina da dimenticare.

Quando il presidio è l’unico modo per farsi notare

Non è stato nemmeno proclamato uno sciopero: i lavoratori hanno scelto una forma civile e visibile di protesta, con presidi in ogni angolo per dimostrare che la misura è colma. Da Milano a Genova, passando per Firenze e Roma, si è levata una voce unitaria: basta essere ignorati, basta essere visti come un intralcio. Richiedono un vero rinnovamento, e non le solite promesse vuote. Il cambio di rotta nell’approccio aziendale è sempre più urgente.

Un pugno sullo stomaco: ecco l’ennesimo tentativo di mascherare l’inefficienza con un contratto integrativo che non è altro che un contentino lanciato a chi, da tempo, viene trattato come un cane abbandonato.

Le città coinvolte: mappa della vergogna

Questo è l’elenco delle località della mobilitazione, le tappe tragiche di un disastro umano camuffato da piano strategico:

  • Bologna (via Larga e via Stalingrado)
  • Milano (lo scenario ufficiale di una farsa inaccettabile)
  • Torino (corso Galilei e corso D’Azeglio)
  • Firenze (via Lorenzo il Magnifico)
  • Roma (piazza Esquilino)
  • Genova (piazza V Dicembre)
  • Verona (via del Fante)

Sette città, migliaia di dipendenti, una sola certezza: l’umanità è stata ridotta a mero sfondo nel brutto spettacolo dell’ipocrisia aziendale.

Possibili “soluzioni”: perché tanto non le ascolteranno

Se proprio volessimo esercitare un pessimismo carico di amare verità, ecco alcune proposte:

  • Riattivare lo smart working per le emergenze, come in ogni nazione decente.
  • Iniziare un vero confronto con i lavoratori, invece di dialoghi fittizi con i consulenti d’immagine.
  • Costruire un piano industriale partendo dal basso, veramente coinvolgendo chi lavora e tiene in piedi l’azienda.
  • Rispettare le persone, non solo citandole nei comunicati strillati e vuoti.

Ma già sappiamo come andrà a finire: un ritocco superficiale, qualche promessa disperata, e si riparte con il prossimo PowerPoint. La stessa scena ridicola di un copione che non cambia mai.

Continue Reading

Le foto presenti su Lasconfitta.com sono state in larga parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione - indirizzo e-mail redazione@lasconfitta.com , che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.