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FiberCop si fa bella e rilancia: nuovi slogan, nuovi colori, stessi problemi

FiberCop si fa bella e rilancia: nuovi slogan, nuovi colori, stessi problemi
Un anno di promesse e slogan

FiberCop compie un anno e lo festeggia come ormai fanno tutte le grandi aziende: con una valanga di parole e una spruzzata di grafica nuova, nella speranza che il trucco nasconda le solite magagne. Sotto la patina di modernità e “trasformazione digitale”, resta una rete nazionale che arranca, con intere aree del Paese ancora scollegate o male servite. Ma tranquilli: ora c’è una “visual identity”, quindi va tutto bene.

I numeri: molti chilometri, pochi risultati

Con 26 milioni di chilometri di fibra ottica srotolati – giusto 600 volte la circonferenza della Terra, ci tengono a far sapere – FiberCop ci ricorda che l’efficienza non è proporzionale alla lunghezza. Gli oltre 2.600 comuni coperti con la FTTH su un totale di 6.000 raggiunti sembrano tanti… finché non si guarda dove e come. Il digital divide, specie nelle aree interne, resta una piaga. Ma ehi, c’è un nuovo hashtag valoriale: #AgireRESPONSABILMENTE. Funziona?

1,8 miliardi di euro: investimento o marketing?

Da luglio 2024 a marzo 2025, FiberCop dichiara 1,8 miliardi di euro di investimenti. Ma in cosa, esattamente? In infrastruttura reale o in slogan tipo “abilitiamo l’ingegno”? Il Purpose (che suona più come un meme aziendale che una strategia) sembra scritto da un’IA sotto effetto di presentazioni PowerPoint. “Connettiamo l’Italia”? Sarebbe ora. “Costruiamo il futuro”? A giudicare dal presente, c’è poco da festeggiare.

La rivoluzione grafica: cambiare tutto per non cambiare niente

La nuova identità visiva è un tripudio di linee, colori, connessioni, tricolori e lettere stilizzate. Ma quando il segnale salta o la fibra non arriva, il logo non consola. Il sito rinnovato permette di “verificare la copertura”: ottimo, per constatare che molti quartieri sono ancora nel Medioevo digitale. Intanto, le imprese del Sud arrancano e la missione PNRR è tutta da dimostrare.

Una visione, tante parole, zero autocritica

“Visione, innovazione, inclusività, sostenibilità”: parole ormai svuotate da tanto uso. Ogni dirigente le pronuncia come un mantra. Peccato che sul campo, l’Italia digitale corre a due velocità, e FiberCop – nata dallo spacchettamento del vecchio monopolio – ha sì cambiato pelle, ma non necessariamente passo. È davvero questo il futuro? O è solo una nuova scatola dipinta di blu corporate?

Valori aziendali o aforismi da calendario?

La sezione più tragicomica: i nuovi “valori fondanti”. Un mix di #hashtag motivazionali e frasi da muro dell’ufficio. “AvereCORAGGIO”? Ditecelo ai piccoli imprenditori che aspettano la connessione da mesi. “PrendersiCURA”? Lo dicano ai comuni dove la fibra arriva… nel 2028. Il tutto condito da un entusiasmo da convention aziendale anni ’90.

Il consorzio dei grandi capitali e le promesse eterne

KKR, ADIA, CPP, il Ministero dell’Economia e compagnia cantante: l’elenco degli azionisti istituzionali serve a rassicurare. Ma a che prezzo? Dove vanno i fondi pubblici? Dove finisce il ritorno sociale dell’investimento? Troppe slide e poche risposte. E se questa è “la più grande infrastruttura d’Europa del 2024”, forse l’Europa non sta messa poi così bene.

La cruda verità

Dopo un anno di vita, FiberCop ha fatto ciò che tutte le grandi aziende sanno fare: celebrare sé stessa. Ma per milioni di cittadini ancora offline o con connessioni da terzo mondo, il compleanno suona più come una beffa. Finché la “connessione” resterà solo uno slogan, la digitalizzazione dell’Italia sarà poco più che un rendering colorato in una brochure da investitori.

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