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Solo 13 km e già ci sentiamo vicini: la sottile linea che tiene insieme Italia e Francia

Finalmente, dopo interminabili 14 anni di attese, prove e lavori che sembravano non finire mai, è stata inaugurata la seconda canna del traforo del Frejus, il tunnel stradale che unisce l’Italia a Bardonecchia e la Francia a Modane. Evento solenne per i ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini e il suo omologo francese Philippe Tabarot, che hanno festeggiato quella che viene definita come una pietra miliare per la mobilità europea.
Per chi fosse passato sotto le Alpi convinto di trovarsi in un’autostrada qualunque, ecco la novità: questa seconda canna, lunga quasi 13 chilometri e larga 8 metri, affianca finalmente la vecchia galleria e trasforma il traforo del Frejus nel primatista europeo per lunghezza nella categoria “gallerie stradali a doppia canna”. Un vero capolavoro della modernità, condito da ben 34 rifugi, 9 by-pass carrabili e 1 posto di controllo, per sentirsi al sicuro anche se si è prigionieri dell’ennesimo ingorgo.
Il costo? Una dolce sciocchezza: 700 milioni di euro investiti da due concessionarie amiche, la francese Sftrf e l’italiana Sitaf, quest’ultima già impegnata sull’autostrada A32 Torino-Bardonecchia e, guarda un po’, parte del famigerato Gruppo Astm. Come al solito, l’unione fa la forza, soprattutto quando ci sono tanti soldi in ballo.
La magia di avere due canne non è solo una questione di orgoglio: si evita il caos totale separando i flussi di traffico. Ogni galleria ha una corsia per senso di marcia – verso la Francia c’è pure una banchina di servizio, mentre quella per l’Italia è fortunatamente dotata di una corsia di servizio propria. Così, tra un incidente salvifico e l’altro, gli interventi di soccorso diventano un po’ meno caotici e, si spera, più rapidi.
Insomma, dopo una gestazione degna di un parto cesareo, il traforo del Frejus si presenta al mondo con una nuova veste sostenibile – parola d’ordine dell’epoca – e pronta a sopportare il traffico europeo che non vedeva l’ora di avere un altro tunnel quasi gemello per dividersi il tragitto. Con semplicità, intelligenza e soprattutto decenni di ritardo. Benvenuti nelle infrastrutture italiane, dove la pazienza è una virtù e l’efficienza… beh, quella è solo un miraggio.