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Iata in allarme: guerre, satelliti impazziti e il trasporto aereo che rischia il caos totale

La cosiddetta guerra “ibrida” che si combatte a colpi di disturbi e interferenze nei segnali GPS e satellitari sta facendo impazzire il trasporto aereo – e non solo – nelle zone attorno ai teatri di guerra, dall’Europa orientale al Medio Oriente. Questa piacevole situazione ha finalmente scosso perfino il direttore generale della IATA, l’associazione internazionale delle compagnie aeree, Willie Walsh, che prima di partire per la 42ª assemblea dell’ICAO (l’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale) ha “coraggiosamente” chiesto qualche misura per diminuire i rischi per il traffico aereo. La ricetta? Maggior coordinamento tra le autorità militari e civili del trasporto aereo e la protezione delle frequenze dell’aviazione da interferenze fastidiose.
Willie Walsh ha detto:
“Gli episodi di jamming e spoofing GNSS stanno aumentando nelle zone vicine ai conflitti in Europa dell’Est e Medio Oriente. È un rischio inaccettabile che deve essere ridotto.”
E se vi sembra un grido di allarme in ritardo, non siete gli unici a pensarlo: solo la settimana scorsa è stato il CEO di Ryanair, Michael O’Leary, a ricordarci che volare vicino a contesti bellici può rivelarsi un’attività da temerari folli. Ha addirittura valutato di cancellare i voli verso Israele, perché – sorpresa sorpresa – la sicurezza non è una roba di seconda mano. Alcuni voli Ryanair sono già stati annullati per motivi di sicurezza, ha dichiarato lui, lasciando intendere che la compagnia potrebbe decidere di voltare definitivamente pagina e abbandonare il Paese.
I continui attacchi nell’area hanno infatti portato a frequenti chiusure dello spazio aereo, stop a voli internazionali e, ovviamente, caos per le compagnie aeree, danni ingenti al turismo e all’industria dell’aviazione, con l’intera regione che langue sotto il peso della vulnerabilità diffusa. Ma non serviva un’analisi sofisticata per capirlo, vero?
Passando all’Europa dell’Est, le interferenze nei sistemi di comunicazione stanno superando abbondantemente i confini delle zone di guerra e si trasformano in un vero e proprio show di disturbi tecnologici. Il 12 agosto scorso, le autorità della Lettonia hanno finalmente ammesso che la Russia sta “giocando” con i sistemi di navigazione satellitare da ben tre siti: Kaliningrad, Leningrado e Pskov. Questi disturbatori professionisti mettono a rischio l’aviazione civile e le infrastrutture intorno al Mar Baltico. Risultato? Piloti costretti a tornare a metodi “vecchia scuola” di navigazione o, ancora più semplicemente, voli sospesi.
L’Estonia, poi, ha alzato il tiro definendo questo scenario un “attacco ibrido deliberato”, ovvero una guerra elettronica che sta penalizzando la vita di tutti i giorni nei Paesi baltici. Complimenti, davvero.
Fino a qualche tempo fa, jamming e spoofing GPS erano considerati noie localizzate, fastidi per aerei o truppe a terra. Ma lo scorso luglio è arrivata la bomba: report dall’Ucraina hanno rivelato che i sistemi russi sono diventati così potenti da riuscire a interferire con i segnali GPS oltre l’orbita terrestre, a oltre 1900 chilometri di altezza. Sì, avete capito bene: satelliti in orbita messi ko da segnali “terrestri”. Gli esperti ormai sono senza parole, perché questo è il primo caso noto e ampiamente documentato di interferenze dirette a un livello così assurdo.
Che fa l’Agenzia Spaziale Europea? Centra bene la questione lanciando un investimento da 1 miliardo di euro per una nuova rete satellitare militare, forse per dire “noi ce la mettiamo tutta” e provare a tenere il passo.
La soluzione? Resistere o soccombere nel caos satirico delle interferenze
Secondo gli esperti di Astrolight, una startup lituana specializzata nelle tecnologie spaziali, il trucco è sviluppare tecnologie resistenti alle interferenze. Il loro CEO, Laurynas Mačiulis, commenta con la saggezza che compete ai pionieri della guerra elettronica:
“I Paesi Baltici sono l’avanguardia di questa guerra elettronica, ma presto questa minaccia potrebbe allargarsi a molte altre aree. Satelliti, sistemi di navigazione e comunicazioni subiscono attacchi regolari. Servono tecnologie robuste contro le interferenze, ed è un problema che va affrontato a livello NATO, non lasciato alle solite autorità locali.”
Dunque, mentre le grandi potenze si scambiano piccole “pacche sulle frequenze”, e i poveri piloti devono arrampicarsi con navigazioni obsolete, la politica internazionale sembra fare gli straordinari nell’arte di non fare quasi nulla. Nel frattempo, passeggeri, compagnie aeree e intere regioni devono abituarsi all’entusiasmante realtà del volo a rischio, con un pizzico di ironia e tanta amara rassegnazione.