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Sguardo sui dati: l’evoluzione della transizione energetica e il potere della condivisione

La mobilità aziendale è un paradosso progettato per ridurre i costi, mentre si erge come baluardo delle pratiche di sostenibilità, in un contesto di incertezza geopolitica e di leggi che sembrano mutare più velocemente dei veicoli sulla strada. Quale brillante realizzo emerge dall’analisi di Arval Mobility Observatory? Il “Barometro delle Flotte Aziendali e della Mobilità” — il titolo stesso è un ossimoro! Qui si assiste a un’azienda su tre che lotta per contenere l’aumento del TCO, un traguardo in crescita del 11% rispetto all’anno scorso. Quindi, che ne è della sostenibilità? Facile dire ‘guida responsabile’ mentre si insegue un equilibrio finanziario instabile.
In un mare di dati, chi sa davvero navigare?
La telematica è in auge, non c’è dubbio, e il 64% delle aziende sembra fiduciosa di sfruttare i dati dei veicoli nei prossimi tre anni. Ma è chiaro: interpretare dati e trasformarli in strategie operative concrete richiede più di un algoritmo. Cosa ne è della reale competenza delle aziende nel gestire questa montagna di informazioni? La mera applicazione di tecnologie non garantisce risultati se non c’è una visione strategica.
Emissioni e promesse: la transizione è solo un miraggio?
Si parla di veicoli a basso impatto ambientale per rispettare le politiche di CSR eppure il 26% delle aziende sembra snobbare il risparmio sul carburante. Eppure, entro tre anni, si prevede che solo un’auto su quattro sarà 100% elettrica. Un ritmo così lento da far sembrare il progresso un vago sogno! È affascinante notare che sei aziende su dieci stanno pianificando stazioni di ricarica, come se installare un punto di ricarica potesse sostituire una vera strategia di transizione energetica.
Welfare aziendale o pura retorica?
Il 93% degli intervistati prevede che la flotta aumenterà o resterà stabile. Ma ci si chiede: perché mai se il mercato è così incerto? Forse perché molte aziende credono di poter gestire la mobilità dei dipendenti come se fosse una passeggiata nel parco. Ma le politiche di welfare si riducono spesso a slogan vuoti e scelte superficiali: chi condivide i veicoli, chi offre bike sharing, ma alla fine, chi fa realmente la differenza?
L’illusione della sostenibilità: un’arma a doppio taglio?
I risultati parlano di un 45% di aziende che usano strategie di mobilità per attrarre talenti e un 34% che si preoccupa di normative sulla mobilità. Ma è davvero questa la visione di un futuro sostenibile o è solo un balzello per pararsi dietro un dito? Alla fine della fiera, le aziende si parlano addosso, citano innovazione e efficienza operativa, mentre la vera sostanza sembra persa in un marasma di frasi fatte e buone intenzioni.
Se solo ci fosse una vera volontà di affrontare la crisi e progettare un futuro autenticamente sostenibile, potremmo anticipare i vantaggi delle soluzioni innovative. Ma sfortunatamente, ci ritroviamo a constatare quanto poco è stato fatto finora, facendoci domandare: siamo davvero pronti a rimetterci in carreggiata?