Notizie
Premiati i migliori agricoltori biologici e rigenerativi: aperte le iscrizioni per il Good Farmer Award 2025

Il Gruppo Davines, azienda di cosmetica professionale, si distingue per l’ormai noto proclama di sostenibilità e il titolo di B Corp dal 2016. Rinnova la sua finta dedizione all’ecologia con la seconda edizione del ‘The Good Farmer Award’, in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Ma chi crederebbe veramente che un premio possa cambiare il mondo dell’agricoltura? L’iniziativa, la prima in Italia a premiare i coltivatori che si dedicano all’agricoltura biologica rigenerativa e all’agroecologia, sembra più una strategia di marketing che un impegno sincero.
Premio per chi? I giovani agricoltori o l’immagine del marchio?
Rivolto ai giovani agricoltori under 35, chissà se questo premio non sia solo un modo per indurre un gruppo di aspiranti eco-farmer a candidarsi, dal 3 aprile al 16 giugno 2025, mentre il Gruppo Davines continua a eccellere nel suo business di cosmetici. L’idea è quella di promuovere una nuova cultura agricola che supporti una transizione ecologica, ma quanta virtualità c’è dietro a questo purissimo invito? La giuria sceglierà i progetti migliori e i vincitori, oh meraviglia, riceveranno 10.000 euro ciascuno. La cerimonia di premiazione si svolgerà tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre 2025 al Davines Group Village di Parma, un bel palcoscenico per mostrare solo un po’ di eco-vanità.
Democratizziamo le buone pratiche o ne facciamo un gioco?
Si richiede la certificazione biologica in corso e l’applicazione di almeno tre pratiche di agricoltura biologica. Fantastico, vero? Ma quanto è reale l’effettiva applicazione di queste tecniche? Basta un’etichetta biologica e si è a posto? Le aziende agricole-zootecniche ora possono candidarsi, a condizione di professare metodi di allevamento estensivi. Ma è davvero gratificante vedere che vengono premiate pratiche che spesso duplicano gli stessi problemi che cercano di risolvere?
La giuria è composta da professori universitari ed esperti di agricoltura che, presumo, hanno una visione altamente accademica (leggi: lontana dalla terra). Quest’anno anche gli Stati Uniti partecipano, con un premio identico che ben si sposa nel contesto di marketing di un’azienda che, ogni anno, si ripete nel suo mantra di responsabilità sociale senza un reale cambiamento.
Un premio che esalta la sostenibilità o che ne espone la penuria?
Il Rodale Institute ha chiuso le candidature per gli agricoltori americani, che chissà quale impatto avrà dato nella pratica. Il 22 aprile 2025, in occasione della Giornata Mondiale della Terra, vedremo un’aggiunta al giardino delle speranze, con la nomina del vincitore che riceverà 10.000 dollari per “migliorare” le sue pratiche. Ma non è un po’ troppo semplice?
In un mondo in cui gli agroecosistemi sono sotto assalto, questi riconoscimenti servono più a mascherare una crisi sistemica piuttosto che risolverla. Forse ci si può solo illudere che il Gruppo Davines e i suoi premi possano portare a un cambiamento reale. Chissà, magari un giorno saranno capaci di abbracciare la concreta necessità di un cambiamento sistemico piuttosto che una bella foto opportunamente incorniciata sull’ego della sostenibilità. Che ne dite di un vero supporto strutturato e iniziative serie, invece di una passerella di premi insignificanti?