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A Carugate arriva la miracolosa stazione a idrogeno che per caso ne farà pure altre quattro entro il 2024

A Carugate arriva la miracolosa stazione a idrogeno che per caso ne farà pure altre quattro entro il 2024
La Lombardia accelera verso la mobilità a idrogeno con cinque nuove stazioni entro il 2026

La Lombardia non perde tempo e segna un passo deciso verso quella fantomatica mobilità sostenibile di cui tanto si parla, ma che ancora fatica a decollare nel concreto. Entro il 2026 saranno infatti operative cinque stazioni di rifornimento a idrogeno per veicoli, tutte concentrate lungo snodi strategici del territorio. Oggi è stata inaugurata – o meglio, presentata – la prima di queste colonnine, situata sulla Tangenziale Est di Milano, a Carugate.

Non manca la gemella sulla corsia nord, mentre le altre tre saranno distribuite tra Rho e Tortona. Per la cronaca, l’impianto di Carugate si propone come rifornitrice universale per qualsiasi veicolo: dalle utilitarie ai camion pesanti, perché diciamocelo, il viaggio verso l’idrogeno deve coinvolgere tutti, dal traffico leggero alle merci voluminose. Così, da qui si potrà attingere quella refrigerante pozione verde che dovrebbe abbattere le emissioni inquinanti.

Attilio Fontana, il presidente della Regione Lombardia, non ha risparmiato il solito gergo da conferenza stampa, definendo questo evento una “tappa fondamentale verso la realizzazione di una rete nazionale dedicata alla mobilità stradale a idrogeno”. Parole alte, senza dubbio, ma si sa, l’importante è suonare a festa.

Il progetto, naturalmente, non nasce dal nulla: si inserisce a gamba tesa nel più ampio quadro delle politiche europee per la decarbonizzazione e la transizione verso la neutralità climatica. In soldoni, l’idea è quella di costruire un sistema di trasporti sempre più “innovativo, efficiente e a basse emissioni”, almeno sulla carta.

L’iniziativa – che strana coincidenza – è stata lanciata da Milano Serravalle – Milano Tangenziali, società famosa per far pagare pedaggi senza mai mancare di ricordarci che “la mobilità sarà sostenibile”. Il loro obiettivo? Avviare in Italia un modello di mobilità a idrogeno applicato al trasporto su gomma, partendo ovviamente da uno snodo infrastrutturale chiave nel cuore della Lombardia.

Elio Catania, presidente di Milano Serravalle – Milano Tangenziali, si è lasciato andare a una confessione quasi romantica sull’idrogeno: “Noi crediamo molto nell’idrogeno come vettore alternativo per il trasporto sostenibile”. Già, perché secondo lui, e secondo la vulgata europea, l’idrogeno è il futuro – o almeno dobbiamo far finta che lo sia. Tra l’altro, ricorda che l’Europa e l’Italia stessa hanno riservato all’idrogeno importanti risorse del Pnrr.

“Non c’è dubbio – ha continuato – che siamo in una fase iniziale. Occorre costruire una filiera e la filiera è fatta di una rete di distribuzione; oggi noi inauguriamo proprio la prima rete in Italia di distribuzione con questi cinque centri”. Peccato che quella filiera sia ancora più teorica che pratica, ma nessuno sembra preoccuparsene troppo.

Perché proprio Carugate? Perché nel mondo del trasporto merci si punta a sfruttare i flussi che arrivano dal Nord Europa e si dirigono verso il porto di Genova, il classico hub dove tutto converge tra traffico, logistica e fantasia. C’è il solito discorso sui corridoi europei, il 2 e il 5, i due colonne portanti delle vie di comunicazione continentali che attraversano Germania e Svizzera per arrivare fino al Mediterraneo.

Elio Catania ha pure avvertito con tono solenne: “Non possiamo permetterci che l’Italia resti fuori da questo”. Insomma, attenzione, non siamo ospiti banali ma protagonisti di una partita cruciale. Il messaggio è chiaro: l’Italia vuole giocare a tutti i costi nell’arena dell’idrogeno, pena rimanere tagliata fuori.

L’investimento complessivo per il progetto non scherza: ben 55 milioni di euro, finanziati in gran parte con i soldi del Pnrr e con un po’ di denaro pubblico europeo, perché nulla è più rassicurante di versare fiumi di cash per un progetto “strategico” in cui si deve credere fermamente.

Un’altra meraviglia nella lunga lista delle promesse di un’energia nuova e pulita, ancora tutta da dimostrare nei fatti della vita quotidiana e di quel famigerato trasporto su gomma che tutti vogliono (e nessuno sa come fare davvero). Intanto, la Lombardia si arma di idrogeno e avanza a grandi passi in questo cammino verde, lasciando che il futuro – o almeno la sua rappresentazione – prenda forma davanti ai nostri occhi.

Che gioia immensa: il nostro Gruppo FNM si lancia in un’ambiziosa avventura strategica dal sapore futuristico chiamata H2iseO Hydrogen Valley, mirata a rivitalizzare il trasporto pubblico locale – ferro e gomma, ovviamente, perché il classico autobus ormai è troppo mainstream. Non preoccupatevi, entro il primo semestre del 2026, dopo due decenni di chiacchiere sul serio green, arriveranno finalmente i “primi” treni a idrogeno sul suolo italico. Una vera rivoluzione annunciata dal presidente Andrea Gibelli, che si diletta a raccontarci di “obiettivi di efficienza energetica” e “riduzione delle emissioni” con un entusiasmo degno di un film di fantascienza a basso budget.

Il progetto H2iseO, insieme alla nuova rete di stazioni di rifornimento stradale a idrogeno, sarebbe un “passo avanti fondamentale” secondo Gibelli. Non sia mai che si fermino lì: insieme a questo incarico titanico, il Gruppo si diverte pure a rinfrescare le flotte (wow) e a giocare col solito mantra dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, come se fosse tutto semplice come accendere un interruttore. Eh già, perché il progetto idrogeno non è nato ieri; ormai dal 2019 si scaldano i muscoli, e nel 2025 si scopre che, oh meraviglia, l’Unione Europea vede l’idrogeno come un tassello chiave per diversificare le fonti energetiche, rappresentando più del 10% degli obiettivi strategici. Insomma, un traguardo che Serravalle non poteva farsi scappare, giusto per mettersi al passo coi tempi e non fare brutta figura nella tanto decantata Lombardia.

Il tutto si traduce in un “modesto” investimento di ben 55,4 milioni di euro, rigorosamente pescati da fondi nazionali, europei, dal Pnrr e dall’Unione stessa, ovvero la solita fiumana di denaro pubblico destinato – o almeno speriamo – a creare una rete di trasporti “integrata, multimodale e sostenibile” che ci porterà chissà dove. Ancora una volta ci viene spiegato da Ivo Roberto Cassetta, amministratore delegato di Mise, che la nuova stazione a idrogeno di Carugate Est è la punta di diamante di un sistema basato su ricerca e innovazione, sempre a caccia della mobilità “carbon neutral”. Peccato non ci abbiano detto esattamente chi abbia deciso cosa sia “carbon neutral” se non una bella conferenza stampa.

Nel frattempo, la missione è chiara: accelerare lo sviluppo delle infrastrutture a idrogeno per sostituire i carburanti tradizionali dalle “emissioni dirette zero”. Lo scopo, ci assicurano, è nobile: meno inquinamento lungo i corridoi stradali del Nord Italia, mobilità sostenibile a lunga distanza e, ovviamente, una rete europea di combustibili alternativi per finire in gloria verde. Saranno contenti i polmoni delle città e le tasche di chi dovrà pagare tutto questo ben di Dio.

Non poteva mancare il goloso intervento di Alessandro Morelli, sottosegretario alla programmazione economica, che con la solita classe ha ringraziato tutti i presidenti di società, i sindaci e parlamentari teneramente riuniti per celebrare l’”innovazione attesa”. Ma attenzione: l’idrogeno non deve diventare il nostro nuovo oggetto del desiderio, no no, il mantra è “neutralità tecnologica”. Tradotto: non innamoriamoci di un tipo di carburante come se fosse l’amore della nostra vita, ma facciamo entrare sul mercato tutte le proposte possibili, perché la libertà di scelta (e di spesa) è sacra per le nostre famiglie e imprese. Insomma, non è solo interesse delle aziende, ma anche… interesse pubblico. Fantastico!

Per concludere, in Europa si contano già oltre 250 stazioni di rifornimento a idrogeno e più di 200 altre in cantiere: roba da far impallidire una catena di pompe di benzina. E noi? Noi guardiamo con sguardo fiducioso la nostra Lombardia pronta a correre sulla strada dell’idrogeno col passo felino di uno sloth in fondo alla lista europea della sostenibilità.

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