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Addio Slovacchia, Enel incassa 585 milioni e scappa lasciando dietro solo ricordi e strascichi

Un tempo il Gruppo Enel andava spargendo il proprio impero elettrico nell’Europa dell’Est come una moderna versione della scoperta del Nuovo Mondo, raccogliendo centrali e asset con entusiasmo da mercato delle pulci. Poi, come spesso accade, è arrivato il Piano Strategico, ossia la dieta drastica per snellire il portafoglio e rassicurare gli investitori affamati. Oggi assistiamo alla definitiva fuga da quei territori: via l’ultimo pacchetto fino all’ultima wattora di Slovenské Elektrárne. Perché? Perché il gigante ceco EPH, sempre più affamato e provvisto di opzioni d’acquisto anticipate più precise di un orologio svizzero, ha fatto man bassa senza tanti complimenti.
Slovacchia che disdette: addio definitivo al 50%
Indovinate quando è avvenuta la vendita? Nel weekend, il momento preferito dai manager che amano lasciare a tutti il tempo per digerire sorprese della serie “Sorpresa, ti abbiamo venduto mezza azienda!”. Enel ha messo nero su bianco il passaggio del restante 50% della Slovak Power Holding – che deteneva il 66% di Slovenské Elektrárne – proprio nelle mani del raffinato predatore industriale ceco EPH. Un finale annunciato già a dicembre, quando EPH aveva sfruttato la cosiddetta early call option (“ti richiamo in anticipo, caro Enel”) per accelerare i tempi. Così si conclude l’epopea iniziata tra il 2015 e il 2020, quella fase d’oro piena di sogni nucleari e aspettative di guadagni favolosi, ora appassita come una foglia d’autunno.
Incassi, rimborsi e abbracci da lontano
Quanto ha fruttato la festa? Un magico gruzzoletto di 150 milioni di euro. Sì, avete letto bene, 150 milioni a fronte dei precedenti 970 milioni che il nostro caro Enel aveva ben pensato di prestare a Slovenské Elektrárne. Però non temete: la EPH, quella generosa, ha garantito il pieno rimborso dell’intera somma, con l’aggiunta di altri 158 milioni di interessi, perché i soldi bisogna trattarli con cura, quasi come fossero gold bar sotto lo zerbino.
Ma i conti non tornano? Solo una minima perdita “simpatica”…
Flavio Cattaneo, il capitano che guida la nave come se avesse appena visto tutto e niente, ha rassicurato gli ascoltatori affermando che l’operazione è del tutto “neutra” sul debito netto. Ma, attenzione alla postilla, il bilancio consolidato si porta a casa una “simpaticissima” perdita netta da 585 milioni di euro. Colpo di scena? No, perché questa strana creatura contabile “non incide sull’utile ordinario”, ovvero quei numeri da presentazione PowerPoint con grafici scintillanti, mentre il disastro vero si nasconde nel backstage dell’autocoscienza finanziaria.
La grande morale? Dipende da che parte guardi
Cosa abbiamo imparato da questa fiaba finanziaria? Enel fa le pulizie di primavera vendendo tutto ciò che non le serve più, o almeno così ci dicono. Nel frattempo, EPH si espande come un virus impunito e la Slovacchia, fino a ieri quasi italiana nel cuore, oggi sembra più ceca che mai. In tutto questo bailamme, sorge spontanea la domanda: questi “asset no core” li liberano perché sono inutili o perché, semplicemente, non restituiscono più i favori sperati? Ma soprattutto, cosa ne pensano quei lontani investitori che immaginavano rendite d’oro anziché patimenti da conto economico?