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Air India scatena la guerra contro i furbetti del carburante: controlli serrati sugli switch che nessuno si aspettava

L’Autorità aeronautica indiana ha ordinato ispezioni urgenti sugli interruttori del carburante dei Boeing dopo il disastro di Air India che ha ucciso 260 persone. E mentre la FAA americana e Boeing minimizzano, le compagnie aeree mondiali cercano di scoprire chi, cosa e perché quei maledetti switch sono finiti nell’occhio del ciclone.

Il rapporto preliminare sull’incidente rivela un dettaglio a dir poco curiosissimo: gli interruttori del carburante sono passati quasi contemporaneamente dalla posizione di Run a Off, proprio poco dopo il decollo. Peccato che, da quanto si capisce dalle registrazioni della scatola nera, uno dei piloti chiede all’altro perché abbia spento il carburante, e l’altro nega tutto. Nessun nome, nessuna spiegazione chiara, solo quell’aria di “colpa? guasto? mistero!” che impazza tra gli esperti.

Due scuole di pensiero si scontrano senza esclusione di colpi: da un lato, chi punta il dito contro un guasto tecnico del sistema, dall’altro chi sospetta l’errore umano. Nel frattempo, le indagini scorrono in parallelo senza schierarsi, mentre si cerca disperatamente di capire se davvero quell’interruttore sia un perfetto traditore dei cieli o se qualcuno abbia semplicemente premuto il bottone sbagliato.

Sia Boeing sia General Electric, produttori dell’aereo e dei motori rispettivamente, stanno tirando un sospiro di sollievo: nessuna accusa diretta è stata ancora mossa contro di loro. Ma l’attenzione resta accesa, visto che il rapporto cita un avviso del 2018 della Federal Aviation Administration, che consigliava, e sottolineo consigliava, alle compagnie aeree di ispezionare la funzione di blocco degli interruttori su modelli specifici, inclusi i famigerati Boeing 787.

Ironia della sorte, questa raccomandazione non era vincolante, tanto che molte compagnie aeree hanno scelto di ignorarla o farla a modo loro. Tra le poche virtuose che, dopo il 2018, si sono preoccupate di controllare questi famigerati interruttori ci sono la australiana Qantas Airways e la giapponese ANA. Chissà se questo piccolo dettaglio farà davvero la differenza nel disvelare chi ha realmente “premuto il bottone della tragedia”.

In attesa di ulteriori sviluppi, il settore dell’aviazione si trova, ancora una volta, a fare i conti con un’equazione che sa molto di scherzo amaro: sicurezza sì, ma fino a un certo punto; responsabilità anche, ma senza esagerare; e trasparenza… beh, quella è decisamente opzionale.

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