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Arriva il censimento voluto da Salvini

Non ci può essere altro termine che “farsa” per descrivere il fantomatico ‘censimento’ degli autovelox in Italia, un’iniziativa di Matteo Salvini che grida vendetta per la sua assurdità. Una mappa per sapere dove sono installati questi dispositivi, come se già non sapessimo che sono più che altro strumenti di **estorsione** piuttosto che di reale **sicurezza** stradale. Un tentativo ridicolo di rifarsi una verginità in un mare di burocratica incompetenza.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non fa altro che ripetere mantra sulla **trasparenza**, un concetto che si dimostra vano se confrontato con l’assurdità delle azioni finora intraprese. L’idea che il ministro Salvini scriva una lettera al suo collega dell’Interno, Matteo Piantedosi, e al presidente di Anci, Gaetano Manfredi, per chiedere collaborazione è un segnale del grado di **disperazione** e **inutilità** di questo processo. “Facciamo un po’ di chiarezza”, dicono. Ma di quale chiarezza stiamo parlando quando le strade di Italia sono un campo di battaglia per l’antico gioco del “verifica le infrazioni”?
Verificare? Assolutamente no. Questo ‘censimento’ non è altro che un tentativo di mascherare il fatto che molti di quei dispositivi sono in bella vista ma obsoleti o, peggio, **non omologati**. Non c’è nulla di preventivo quando l’obiettivo vero è un debole afflato di **frode** verso gli automobilisti, colpevoli di superare i limiti imposti da chi dovrebbe garantire la loro **sicurezza**.
Per non parlare di come “garantire che questi strumenti siano utilizzati solo in chiave di prevenzione” sia un’affermazione **ridicola** quando la realtà è che questi autovelox sono sistematicamente piazzati dove **fanno più male** al portafoglio. E parlano di diritti di difesa come se non fosse chiaro il **disprezzo** che viene mostrato nei confronti degli utenti delle strade. Come se la burocrazia e il ragionierismo potessero sostituire il diritto di una vera difesa!
Un fiasco annunciato
Qualcuno dovrebbe far capire a questi “esperti” che la sicurezza reale non si ottiene con nuovi illusionismi, ma attraverso un investimento razionale in infrastrutture e **formazione**. Paesi come la Svevia e la Danimarca si sono concentrati sulla sicurezza stradale con programmi di educazione stradale efficaci e non con ettari di asfalto coperti da autovelox.
E mentre ci riflettiamo, ricordiamo che se le istituzioni avessero avuto il coraggio di investire nelle **realità** dei cittadini piuttosto che nei loro giochetti di potere, non saremmo qui a parlare di un immane spreco di fattori tempo e soldi.
Le possibili “soluzioni”? Davvero? Forse un altro “censimento” su chi decide di battere cassa con gli autovelox sarebbe a questo punto il miglior risultato. O magari, chissà, un ripensamento totale di come i **cittadini** possono essere finalmente rispettati anziché spennati. Ma in un mondo di assurdità come quello in cui viviamo, chi mai adotterebbe un approccio simile?