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Axa completa l’acquisizione del gruppo Nobis

Axa completa l’acquisizione del gruppo Nobis

L’acquisizione del Gruppo Nobis da parte di Axa oggi segna un trionfo di numeri e promesse che, inevitabilmente, si scontrano con la realtà della **diligenza** e della **trasparenza**. Con un *corso di 423 milioni di euro*, più un potenziale *Rappel* che potrebbe arrivare a 55 milioni, ci si aspetta che questa mossa turbi le acque del mercato, oppure, come accade di solito, avrà solo un effetto **effimero**.

Il messaggio parla di un’ulteriore **crescita** del 22% dei premi, portando la raccolta a 6,2 miliardi di euro. Sì, certo, tutto bene sulla carta! Peccato che mentre Axa Italia si vanta di queste metriche scintillanti, i clienti rimangono incatenati da esperienze di **inefficienza** e servizi che spesso non all’altezza delle promesse. I numeri possono sembrare **splendidi**, ma chi ne gode effettivamente?

Il Gruppo Nobis, con i suoi 600 milioni di euro in premi lordi e un utile netto di 34 milioni, si presenta come un “ottimo affare” per Axa. Ma stavamo davvero necessari di un ulteriore consolidamento in un settore già *saturato*? Certamente Axa avrà la sua “fortuna” di crescere, mentre i clienti si chiedono perché le tariffe continuano a salire insieme alla “presunta” qualità dei servizi.

Pietro Cazzola, già membro del Management Committee di Axa Italia, assumendo la carica di Amministratore Delegato di Nobis, allunga la lista di nomine già fitte di “esperti” nel settore. Ma per quanto tempo potrà questa danza di nomine continue mascherare l’assenza di innovazione? Le parole di Patrick Cohen, Ceo di Axa European Markets & Health, su nuove opportunità sono tanto **ambigue** quanto **ottimistiche** — esattamente quel tipo di linguaggio di cui si nutre la **burocrazia**.

Se l’acquisizione del Gruppo Nobis rappresenta un “passo importante” per Axa, allora come mai ci mancano esempi di aziende internazionali che hanno realizzato trasformazioni analoghe senza gridare al “successo”? Guardando un po’ più a nord, in Germania, ci si accorge che le assicurazioni là, con una governance molto più efficiente e trasparente, riescono a ottenere risultati con minori ostacoli burocratici e una vera **attenzione al cliente**.

E ora, cosa ci resta? Una nobile promessa di essere un “player sempre più rilevante”, ma con che basi? Chissà, forse le soluzioni per migliorare l’esperienza del cliente potrebbero cominciare con un’attenta riconsiderazione dei termini di usabilità e delle pratiche di servizio, piuttosto che festeggiare solo i numeri. Certamente si potrebbe anche beneficiare di una revisione alle modalità di **comunicazione** — perché continuare a dire “benvenuti” mentre si ignora la reale esperienza di chi interagisce con il servizio?

Per concludere, se da questa operazione ci aspettassimo qualcosa di sostanzioso, sarebbe visto il contesto attuale, un vero e proprio miracolo. La nostra storia continuerà finché i clienti non vedranno in azione cambiamenti tangibili — fino ad allora, rimane tutto solo una bella farsa sotto forma di dichiarazioni pompose e profitti milioneari.

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