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Barbagianni: la miracolosa resurrezione orchestrata dall’uomo

“Insieme a Federparchi, sosteniamo con fervore il progetto ‘Il ritorno del barbagianni a Pianosa’ per monitorare questo rapace. Vogliamo dimostrare che, in fondo, la natura necessita dell’intervento umano. Soprattutto nei luoghi dove, come sull’isola di Pianosa, l’intervento umano ha già fatto danni, come l’eradicazione del ratto nero, che ha scombussolato l’equilibrio naturale”, sentenzia Renata Briano, presidente del comitato scientifico di Federazione UNA, in occasione dell’evento “Il ritorno del barbagianni a Pianosa. Un progetto di Fondazione UNA e Federparchi”, tenutosi presso la sede dell’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano, parte della settimana europea dei parchi, nel bel mezzo della presentazione delle prime scintillanti scoperte.
All’epoca, sull’isola di Pianosa, il ratto nero prosperava, rappresentando la principale preda del barbagianni, il che, naturalmente, ha “creato uno squilibrio con altri uccelli vitally important” come le berte. È un concetto quasi poetico, vero? Briano spiega che l’eradicazione del ratto era, ahimè, un passaggio necessario. La reintroduzione del barbagianni simboleggia, in modo un po’ ridicolo, l’utilità dell’intervento umano. “Come Fondazione UNA, sosteniamo questo progetto anche con un aiuto economico per continuare i monitoraggi, che sono cruciali non solo per il barbagianni”, sottolinea, con una convinzione che sfiora la fanaticità, “ma anche per tutte le specie biologicamente ed ecologicamente legate a lui, cioè le prede. Quei piccoli animali, che sarebbe impensabile censire e che, grazie ai rigurgiti del rapace, le borre, diventano oggetto di studio”.