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B&b e case vacanza: il Tar del Lazio dice sì al check-in da remoto, ma chi lo avrà mai chiesto?

B&b e case vacanza: il Tar del Lazio dice sì al check-in da remoto, ma chi lo avrà mai chiesto?

Ah, che sorpresa! Il Tribunale regionale ha deciso che la circolare del ministero dell’Interno datata 18 novembre 2024, che imponeva ai gestori di strutture ricettive di riconoscere gli ospiti “de visu”, è illegittima. Come se fosse una grande rivelazione. Dobbiamo proprio stupirci quando leggi simili vengono gettate nel caos della burocrazia italiana?

Immaginate la scena: gestori di hotel e bed & breakfast che devono trasformarsi in detective privati ogni volta che un viaggiatore bussa alla loro porta. Perché, ovviamente, la sicurezza e il riconoscimento facciale è l’ultimo grido nel settore dell’ospitalità. Chi ha bisogno di praticità e di un approccio semplice quando si può complicare la vita così? Ci voleva proprio una sentenza per dirlo.

Questo provvedimento, pensato come il più innovativo dei contributi del ministero, ha suscitato più di una risata e qualche imprecazione nei corridoi delle strutture turistiche. Non dimentichiamo che in un paese come il nostro, dove il turismo è una delle colonne portanti dell’economia, obbligare i gestori a verificare di persona ogni visitatore sembra più una boutade che una reale necessità. Bravo, Ministero dell’Interno, ottima idea!

In effetti, l’inizio di questa comica avventura burocratica è stato accolto con un misto di incredulità e sarcasmo. Come se i gestori non avessero già abbastanza da fare con la gestione quotidiana delle loro strutture e la cura degli ospiti. Ma potete immaginare: “Mi scusi, caro ospite, posso chiederle di assistere a una sessione di riconoscimento facciale prima di darle la chiave della camera?” Sì, perché far sentire gli ospiti a casa è decisamente overrated.

Ma ecco che il Tribunale interviene, restituendo un briciolo di razionalità alla situazione. Non è mai stato troppo tardi per far notare che, magari, far affrontare ai gestori di albergo l’onere di un protocollo tanto ridicolo non fosse esattamente la politica migliore per promuovere il turismo. Dopotutto, chi vuole visite turistiche quando si può avere un’ottima dose di follia burocratica?

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