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Bioplastiche compostabili: un riciclo che sfiora il miracoloso 58%

Continua a crescere il tasso di riciclo degli imballaggi in bioplastica, che si attesta al 57,8%. Ma certo, chi non ama il riciclo? Un discreto aumento di circa due punti rispetto al 2023. E, sorpresa sorpresa, ora l’85% della popolazione è raggiunta dai servizi di raccolta e trattamento. Solo 11 punti percentuali in più in un anno, giusto per rimanere in linea con il progresso a singhiozzo del nostro meraviglioso Paese. Questi sono i numeri, o dovrei dire le meraviglie, contenuti nella Relazione di gestione 2024 del Consorzio Biorepack, che si occupa della gestione e del riciclo organico delle bioplastiche compostabili. Ah, il profumo di nuovi ricicli!

Parliamo pure di numeri: il tasso di riciclo ha toccato il 57,8%, in crescita di due punti percentuali rispetto all’anno precedente. Ma non esageriamo, è solo otto punti sopra il magico obiettivo europeo del 2025 fissato al 50%. E in un colpo di sceneggiata, supera anche il 55% previsto per il 2030. E così, in un balzo, la copertura dei servizi di raccolta e riciclo organico delle bioplastiche compostabili ha raggiunto un boom dell’85%. Praticamente un’epifania! Con picchi di copertura che superano il 97% in ben nove regioni, tra cui Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Veneto. Ma, attenzione, il Sud Italia è il vero protagonista: Calabria al 100% (+76 punti), Campania su al +34, e la Puglia che trionfa anch’essa al 100%. Se le altre regioni si fossero impegnate un po’ di più, chissà!

E ora ascoltiamo il presidente di Biorepack, Marco Versari, che non si fa mancare le sue dosi di orgoglio:

“Sono numeri che ci riempiono di orgoglio. In poco più di tre anni di attività abbiamo raggiunto risultati che certamente, all’inizio, non potevano essere dati per scontati. Oggi possiamo dire che il nostro consorzio, primo in Europa nel suo genere, è presente in tutta Italia.”

Ma è chiaro a tutti che, a parte il trionfalismo, non basta solo raccogliere; bisogna anche trattare! Valorizzare adeguatamente i rifiuti raccolti è cruciale per non sprecare una frazione che potrebbe contribuire enormemente alla fertilità dei nostri terreni agricoli. Oh, la gioia dell’imballaggio in bioplastica compostabile! Non è solo una questione di numeri, ma anche di qualità. E, naturalmente, di costi. Nel 2024, i corrispettivi che i Comuni e gli enti riceveranno per la raccolta e il trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile toccheranno la ragguardevole cifra di 12,7 milioni di euro. Chi non vorrebbe più soldi per un lavoro già difficile di per sé?

Però, attenzione! Se davvero vogliamo migliorare il riciclo, ci sono ostacoli da superare. Versari ci ricorda che la qualità della raccolta dei rifiuti organici è fondamentale. La presenza di materiali non compostabili nella Forsu (Frazione Organica Stoccata) continua a rappresentare un bel rompicapo. Non solo ritarda il processo, ma complica persino l’eliminazione di matrici biodegradabili, incluse le nostre adorate bioplastiche. Che contraddizione! Ironia della sorte, più facciamo per il bene, più ci troviamo a combattere con quegli stessi rifiuti che dovremmo valorizzare. Il risultato? Un tasso di riciclo finale che lascia a desiderare.

Ma non è finita qui! Il Consorzio ci tiene a sottolineare l’importanza di rendere più efficienti i sistemi di trattamento per massimizzare la conversione dei materiali compostabili in ammendanti. Oh, lo stupore della scienza! Così, tra una comunicazione e l’altra, Biorepack si impegna a divulgare le giuste pratiche per migliorare la raccolta differenziata del rifiuto umido urbano. Perché, come si suol dire, il futuro è nelle mani di chi sa dove mettere la spazzatura… o, dovrei dire, le bioplastiche?!

Ah, la questione delle bioplastiche compostabili! Un argomento così affascinante che fa venire voglia di saltare dalla sedia. Da un lato, assistiamo a un’incessante campagna per sensibilizzare i cittadini a conferire correttamente queste meravigliose bioplastiche. È innegabile che sia vitale far arrivare meno materiali non compostabili nell’umido. Ma non basta, evidentemente!

Dall’altro lato, ecco la fantastica idea di stimolare progetti di ricerca. Perché chi non ama inondare le università e gli enti di ricerca con soldi che, si spera, porteranno a risultati tangibili? Biorepack ha messo in atto una serie di collaborazioni nel 2024 con professori e associazioni, tutti desiderosi di scoprire come gestire meglio le bioplastiche e minimizzare gli scarti. Un piano grandioso, non c’è che dire!

Vogliamo parlare delle ricerche sugli effetti delle bioplastiche e del compost sui suoli? Certo, chi non è curioso di sapere come queste meraviglie impattino l’ambiente? E poi, come dimenticare la stima del carbonio biogenico nei sacchetti ultraleggeri? Un vero chiodo fisso!

Mentre gli studiosi si divertono a scovare polimeri non biodegradabili nelle bioplastiche compostabili e approfondiscono l’argomento della formazione giuridica sull’economia circolare, Versari finalmente ci illumina con la sua saggezza. “Gli investimenti in ricerca e formazione dei giovani, insieme al contrasto all’illegalità delle shopper” sono tutte cose meravigliose che Biorepack ha fatto e continuerà a fare. Ma chi avrebbe mai pensato che il sistema Paese avesse bisogno di più conoscenza sugli imballaggi in bioplastica? Che rivelazione!

In definitiva, tutto questo si riduce a un solo concetto: aumentarne la comprensione e il valore per la collettività. Perché, ovviamente, se non raggiungiamo gli obiettivi di riciclo stabiliti, è la nostra stessa esistenza a dipenderne e a compromettere il “benessere” dell’industria italiana. Chi l’avrebbe mai detto che le bioplastiche compostabili sarebbero state il nostro grande vanto?

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