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Boeing sfora le aspettative e i titoli schizzano alle stelle: ma chi lo sente questo miracolo?

La Boeing ha stupito tutti gli analisti con un risultato che, a dir poco, è andato oltre le loro scarse aspettative, registrando una perdita più contenuta rispetto all’anno passato. Merito della produzione e della consegna di un numero maggiore di aerei. Ma non illudiamoci, la realtà è sempre in agguato.
Kelly Ortberg, il CEO della compagnia, ha definito il 2025 «il nostro anno di svolta». Evidentemente, gli altri anni non contano. Ha anche affermato che il gruppo è sulla buona strada per aumentare la produzione del suo aereo di linea 737 Max nei mesi a venire. Si prevede di toccare il tetto mensile di 38 unità, un numero fissato dai regolatori statunitensi dopo i noti problemi di qualità scaturiti dall’incidente in Alaska nel gennaio 2024. Ma aspettate, c’è di più: l’azienda intende chiedere l’autorizzazione per spingere la produzione a 42 unità «più avanti nel corso dell’anno». Magari questa mossa potrebbe finalmente riportare un po’ di liquidità nelle casse, svuotate dallo sciopero recente e dalla crisi produttiva.
Le azioni del produttore americano, in risposta a queste fantastiche rivelazioni, sono schizzate di oltre il 6% a Wall Street. Oh, la magia della borsa!
Ma non possiamo dimenticare le conseguenze dei dazi imposti dal presidente Donald Trump, che continuano a bloccare le consegne di aerei in Cina, il secondo mercato mondiale dell’aviazione dopo gli Stati Uniti. In precedenza, Ortberg aveva avvertito che anche i fornitori potrebbero ritrovarsi nel bel mezzo delle tensioni commerciali, rischiando di vedere aumentare i costi e provocare ritardi nella produzione. Sì, perché chi non ama un po’ di instabilità, vero?
La strategia della Boeing sembra focalizzarsi sul core business. E ieri ha tirato fuori dal cilindro un’altra mossa geniale: la vendita di parti delle sue attività di aviazione digitale, compresa l’unità di navigazione Jeppesen, a Thoma Bravo per la modica cifra di 10,55 miliardi di dollari, tutto in contanti. Perché, naturalmente, chi avrebbe mai pensato di investire in tecnologie che un tempo sembravano promettenti?