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Bonus dipendenti, scopri chi rischia di essere costretto a restituirlo e perché nessuno ne parla davvero

Da gennaio è entrato in vigore un nuovo taglio del cuneo fiscale e contributivo che promette a lavoratori e lavoratrici un aumento in busta paga. Peccato che, per alcuni, quel bonus venga poi richiesto indietro, perché scoprono di non averne realmente diritto. Insomma, un regalo che potrebbe trasformarsi in un assegno da restituire.
Il meccanismo è semplice: il bonus viene erogato automaticamente dal datore di lavoro, grazie a una nuova legge che punta a migliorare il potere d’acquisto degli stipendi più bassi. Ma attenzione, l’automatismo non è infallibile. Se i redditi di un lavoratore superano certe soglie o se ci sono altri introiti paralleli, quella somma percepita rischia di diventare una tassa da restituire. E non si tratta di poca roba.
La seconda tranche del taglio del cuneo fiscale, valido fino a 20.000 euro di reddito sotto forma di contributo e fino a 40.000 euro come detrazione aggiuntiva, è stata pensata per essere un extra di salario. Peccato che, come ha chiarito in modo elegante l’Agenzia delle Entrate nelle sue circolari, alla resa dei conti il datore di lavoro deve verificare rigorosamente il diritto all’erogazione. E se scopre che l’importo è stato percepito indebitamente, si torna indietro e si chiedono indietro i soldi.
Il bello (o brutto, decide voi) è che se l’importo da recuperare supera i 60 euro, il rimborso non è immediato ma dilazionato in 10 comode rate uguali che verranno scalate direttamente dalle future buste paga. Quindi, non solo si riceve un aumento, ma poi si vede la propria busta paga ridursi, gentilezza del fisco. Se poi il contratto finisce (licenziamento o dimissioni), ormai senza altre retribuzioni da cui prelevare, il recupero sarà in un’unica soluzione. Magia di un sistema che non ti lascia scampo.
Per risparmiare a tutti questo penoso gioco del tiro alla fune, i dipendenti possono anticipare i tempi e rinunciare espressamente a questo taglio del cuneo. In pratica, un modo lucido per dire: “No grazie, preferisco non rischiare di dovervi ridare i soldi.”
Questa opzione è particolarmente interessante per chi sa (o sospetta) di superare i limiti di reddito previsti dalla legge. Se si lavora nel settore privato, basta informare il datore di lavoro. Per i dipendenti pubblici, invece, esiste una piattaforma dedicata dove gestire la rinuncia e, qualora la situazione cambi, è sempre possibile riattivare il bonus con la stessa facilità.
In sintesi, il tanto agognato bonus aumenta lo stipendio come una magia, ma sotto sotto si nasconde il potenziale rischio di dover restituire ciò che fino a ieri sembrava un regalo. Un’occasione perfetta per ricordarci che nel mondo del fisco, nulla è mai scontato: quello che si guadagna oggi, potrebbe diventare il debito di domani.