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Borse europee festeggiano la Fed mentre Milano fa il tifo per le banche e l’euro scivola sotto 1,18 dollari

Borse europee festeggiano la Fed mentre Milano fa il tifo per le banche e l’euro scivola sotto 1,18 dollari

Le Borse europee si svegliano finalmente dal torpore a due passi dal palcoscenico Fed e decidono di rialzarsi, magari grazie a una piccola mancia di 25 punti base sui tassi d’interesse, proprio come previsto. Nel frattempo, il dollaro risorge come un fenicottero al tramonto e schiaccia l’euro sotto la soglia psicologica di 1,18. Clamorosamente, solo un solo solitario ‘trumpiano’, Stephen Miran, ha osato sfidare la saggezza generale chiedendo un taglio del doppio, da 50 punti, forse sperando in un miracolo monetario.

Si naviga a vista sperando in altri due tagli entro la fine dell’anno, mentre il mercato guarda fisso il campo di battaglia del lavoro, in attesa di sapere quanti disperati solleveranno le braccia per i sussidi alla disoccupazione. Non si scappa però dalla politica monetaria: la Bank of England si appresta a riunirsi, ma non si aspetta alcuna novità, con i tassi pronti a rimanere immobili, come statue marmoree al centro di Londra.

Intanto, il nostro amato FTSE MIB di Milano e i suoi amici europei come CAC 40 a Parigi e il DAX 30 di Francoforte sono tutti in piedi, con gli occhi vigili soprattutto sul povero settore bancario, che da qualche seduta sembra essere alla frutta. In particolare, Unicredit prende la scena dopo che il suo CEO Orcel ha dichiarato che si punta a un’impennata tutta italiana, senza badare troppo a fusioni o acquisizioni. Nel frattempo, Mediobanca si trova in un momento di agitazione, con il consiglio d’amministrazione che potrebbe gettare la spugna alla luce del recente esito dell’ops su Banca Mps. Una soap opera finanziaria degna di Cannes.

Sul fronte valuta, il cambio euro-dollaro sembra essersi trasformato in una cipolla che fa piangere, scivolando sotto 1,18 con la grazia di un elefante in una cristalleria. Petrolio? Una tragedia. Il Brent è accasciato sui 67 dollari al barile, come se avesse deciso di andare in letargo, mentre il WTI arranca a scambiarsi per 63 dollari, senza neanche alzare un ginocchio. Il gas fa solo un flebile movimento, tremando leggermente sopra i 32 euro al megawattora, quasi a chiedere pietà.

Tokyo s’infiamma (per fortuna) per il taglio Fed e il balzo tecnologico

Nel frattempo, la borsa di Tokyo sembra essersi svegliata con il piede giusto, forse ispirata dal balletto Fed e da un’improvvisa passione per la tecnologia e i semiconduttori. Ha deciso di seguire l’esempio americano, dove le azioni hanno brindato al taglio di 0,25 punti percentuali della Federal Reserve, altro passo verso quei due supposti e miracolosi tagli attesi entro l’anno. Nonostante ciò, la Banca del Giappone si prende un pomeriggio di riflessione e avviato la due giorni che quasi sicuramente non metterà mano ai tassi, lasciandoli ben saldi come monumenti di Edo.

L’indice Nikkei, guida della parata azionaria, ha chiuso con un quasi modesto +1,15%, raggiungendo i 45.303,43 punti, mentre il più vasto Topix si è limitato a un +0,41% attestandosi a 3.158,87 punti. Ma attenzione perché l’indice dei semiconduttori si è infine scatenato con un roboante +3,49%, approdando a quota 10.793,47 punti. Chissà se qualcuno a Tokyo sta già sognando chip, autosufficienti e futuri paradisi tecnologici.

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