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Bper presenta il suo Civico Rifugio: un’illusione virtuale mascherata da innovazione sociale gratuita

Bper è da applaudire per il suo giro di parole che, come un mago, trasforma il “nulla” in “qualcosa di importante”. Con l’iniziativa del Bper Civic Hub, pare voglia illuminare il mondo del Terzo Settore e della pubblica amministrazione come se fosse una lampadina nuova in un appartamento buio. Stiamo parlando di un “spazio digitale gratuito”, perché si sa, ogni volta che si usa “gratuito” si alza il livello di serietà, giusto?
Questo Hub non nasce certo dal nulla, ma dal presunto “ascolto” di dieci tappe, perché, si sa, l’ascolto è importante—come lo è il chiacchierare in modo edulcorato mentre tutto diventa solo un grande teatrino. Hanno “rilevato” i bisogni delle comunità, mai sentito prima, vero? Creare alleanze e reti è il mantra di chi non sa che pesci prendere, e ci sentiamo quasi onorati di assistere a questo balletto di buone intenzioni.
Il piano di “innovazione sociale” è in realtà una bella frase che suona bene su un volantino, ma la vera domanda è: chi lo finanziava? Ah, certo, una collaborazione pluriennale con Produzioni dal Basso, perché chi non ama le partnership dove le intenzioni possono essere infinite ma la sostanza è un po’ scarsa?
Le parole di Daniele Pedrazzi, responsabile di Bper Bene Comune, sono una poesia per le orecchie di chi ama le frasi ad effetto. “Favorire processi di crescente convergenza verso una gestione collaborativa”. Che bello! Ma chi stabilisce quali siano le “principali questioni” effettivamente? Sarà il solito gioco delle parti, con i soliti noti che tirano le fila.
“Iniziativa inedita per un istituto di credito”? Più inedita la partecipazione al Festival dell’Invisibile! Qui si parla di un’internazionalizzazione delle chiacchiere, un tentativo di sembrare all’avanguardia mentre il vero cambiamento è in un angolo, a piangere. Promuovere il bene comune, insomma, rimane una frase per chi ama sentirselo dire, ma chi lo pratica realmente?