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Calabrò di Assolombarda si preoccupa: troppi cervelli in fuga e nessuno che li trattenga

In Italia sembra che il talento dei giovani venga sperperato senza alcuna lungimiranza o generosità. Un dato su tutti basta a dimostrarlo: quasi 100mila neolaureati hanno preferito cercare fortuna all’estero piuttosto che restare in patria, a caccia di migliori condizioni di vita e lavoro.

Antonio Calabrò, presidente di Museimpresa e della Fondazione Assolombarda, non lascia spazio a dubbi: manca un investimento serio e adeguato sull’istruzione, che nel nostro Paese si traduce in una percentuale ridicola del PIL destinata alla formazione. Eppure, secondo lui, i nostri ragazzi e ragazze meriterebbero un’attenzione più scrupolosa, che non si limiti alla dolcezza ma sappia trasmettere anche una dose di severità. Bisogna avere l’ambizione di costruire un futuro che non ricalchi i fallimenti del passato.

L’intervento di Calabrò è arrivato durante la presentazione milanese del libro Dai forma al tuo talento, ospitata nella sede di Arca Fondi Sgr. Il testo nasce dall’esperienza di Patrizia Fontana, head hunter, coach e fondatrice del progetto Talents in Motion, che con ironia e pragmatismo cerca di scuotere quel sistema un po’ arrugginito che fatica a valorizzare i giovani.

Calabrò osserva con un pizzico di ottimismo, forse più forzato che reale, come stiamo assistendo a un’evoluzione del capitalismo familiare nel nostro Paese: le vecchie dinastie imprenditoriali stanno lasciando spazio a una gestione più manageriale, più moderna. In teoria, questo dovrebbe servire a creare nuovi capitali da investire in ricerca, innovazione, produttività e competitività, insomma in tutto ciò che serve a trainare il Paese.

Salta all’occhio, però, come questa «stagione di passaggio» invocata dal presidente richieda un’inedita alleanza tra il pragmatismo delle generazioni più esperte e l’entusiasmo – forse ingenuo? – delle nuove leve, desiderose di cambiamento e rivoluzione. Una fusione ideale, ma complicata nella pratica, visto il persistente immobilismo dell’Italia nei settori chiave dell’innovazione.

In definitiva, Calabrò ci ricorda che investire sui giovani non è una semplice questione economica, ma di visione: occorre un progetto serio e ambizioso che sappia valorizzare veri talenti e non inghiottirli nel vortice della fuga all’estero. Se no, continueremo a essere il paese che applaude i suoi cervelli che scappano, mentre sorseggia caffè e resta a guardare.

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