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Cantieri fermi, energia in tilt e personale che scappa: il gran spettacolo delle priorità inesistenti

Oreste Latrofa, fresco di nomina come Commissario Straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, non si è certo nascosto dietro un dito nel delineare i punti chiave del suo mandato. Ecco i famosi cinque pilastri che – a suo dire – segneranno il primo anno di governo dei porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta.
Per cominciare, la priorità assoluta è il completamento delle opere pubbliche già avviate, tutte rigorosamente legate alle scadenze del mitico Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), realtà che come noto ama far impazzire chiunque debba gestirne i cantieri. Latrofa ci tiene a ricordare che non si tratta di “semplici lavori”, bensì di compiti che “richiedono grande attenzione”, soprattutto nei due grandi scali principali, Civitavecchia e Fiumicino.
Come se non bastasse il caotico balletto degli appalti e delle scadenze, l’altro caposaldo annunciato è la transizione energetica. Qui la star è il progetto del cold ironing a Civitavecchia, proposto come “priorità nazionale” con tanto di promessa di un impatto positivo sul porto e, non meno importante, sulla “comunità”. Apprezziamo la vaghezza di questo concetto di “impatto positivo”, che potrà voler dire tutto o niente, ma suona bene nelle conferenze stampa.
Altro gioiello nel firmamento delle buone intenzioni è la cosiddetta Zona Logistica Semplificata (ZLS), un progetto sviluppato in tandem con la Regione Lazio, che sembra il classico miracolo burocratico in grado di portare semplificazioni per le “imprese portuali” grazie a uno sportello unico. Peccato che sappiamo benissimo quanto le parole “semplificazione” e “sportello unico” richiamino fantasmi di infinita lentezza e complicazioni nascoste. Nel frattempo, vengono promosse le aree retroportuali, un altro concetto che sembra uscito da un manuale di economia avanzata e lascia gli osservatori tra il perplesso e lo scettico.
Ultimo argomento toccato dal neo-commissario riguarda la “struttura interna” dell’ente, ovvero la truppa che dovrà materialmente rendere possibile il tutto. Novità in arrivo: l’istituzione di un ufficio dedicato all’intercettazione di fondi dai bandi nazionali, accompagnato dalla caccia alle “best practice” da applicare ai tre porti. Nei fatti, un modo elegante per dire che si spera di accaparrarsi quanto più denaro pubblico possibile, magari copiando ciò che qualcun altro ha fatto – meglio se con successo – senza inventarsi nulla di troppo originale.
Insomma, Latrofa ha appena iniziato a stendere la lista dei buoni propositi, un copione che da anni ribadiamo ma che sembra sempre prendere la strada del confronto tra dichiarazioni e realtà portuale con risultati tutto fuorché sorprendenti. Adesso tocca a lui trasformare quelle che suonano come belle parole in qualcosa di tangibile, senza perdersi nel labirinto delle promesse non mantenute e burocratiche incompiute. Staremo a vedere.