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Come si crea una società civile partendo da una scolaresca? Un gioco da ragazzi, dicono…

Come si crea una società civile partendo da una scolaresca? Un gioco da ragazzi, dicono…

In Italia, morire sul lavoro è quasi una routine: tre vittime ogni giorno e un incidente letale ogni quattro giorni solo nel settore edile. Numeri che non si riescono a scalfire, nemmeno con le piogge di lacrime e sanzioni che seguono ogni tragedia. Strano, vero? La stessa sicurezza sembra essere un optional da inserire solo quando non si può più fare finta di niente.

Sergio Vianello, che si occupa di sicurezza nei cantieri come Coordinatore della Commissione Sicurezza Cantieri della CROIL – Consulta Regionale degli Ordini degli Ingegneri della Lombardia, ha messo i puntini sulle i durante un evento milanese dedicato appunto alla cultura della sicurezza sul lavoro. In estrema sintesi, la situazione è questa: finché non si muore, tutto va bene. Solo durante il Covid, quando i cantieri si sono quasi fermati, qualche numero è migliorato. Per il resto, la musica non cambia.

Secondo Vianello, piangere sulle bare e sciorinare sanzioni serve a poco se non si parte con una buona dose di educazione. E qui casca l’asino: bisogna infilare la cultura della sicurezza ovunque, dai banchi di scuola ai cantieri, passando per la società civile tutta. Sì, proprio così, perché molti ignorano persino che durante un semplice restauro domestico, oltre a muratore, elettricista e idraulico, è obbligatorio avere un coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione. Quanti lo sanno? Pochissimi, secondo lui. Ecco, forse cominciare da qui aiuterebbe.

Non meno importante poi è sensibilizzare quei lavoratori che arrivano da altri Paesi, spesso le prime vittime di incidenti per la scarsa informazione che ricevono. Immaginate un mondo dove tutti, dal bambino che gioca in cortile al professionista straniero, sappiano cosa vuol dire realmente “sicurezza sul lavoro”. Fantasia? Forse, ma il seminario itinerante promosso da CROIL e dall’Ordine degli Ingegneri di Milano prova a farlo diventare realtà, attraversando tutte le province lombarde per cercare di piantare qualche seme.

La morale di Vianello e compagnia bella è chiara: basta con le solite lacrime e nuove leggi che restano carta morta. La strada giusta è quella dell’educazione preventiva, che inizia da piccoli, proprio quando magari si impara ancora a colorare senza mangiare i pastelli. Se solo questo fosse così semplice e convincente da mettere radici davvero, forse potremmo svegliarci in un’Italia dove andare a lavorare non significa rischiare di non tornare a casa.

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