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Come sopravvivere ai prossimi dieci anni di caos green: il grande bluff delle rinnovabili e della resilienza

Come sopravvivere ai prossimi dieci anni di caos green: il grande bluff delle rinnovabili e della resilienza

Nel corso di un’assemblea che avrebbe potuto tranquillamente trasformarsi in un carnevale di retorica, Luca Dal Fabbro, vicepresidente vicario di Utilitalia, ci regala la sua visione epocale per il futuro energetico italiano. La sfida, a quanto pare, è trovare la quadratura del cerchio tra sicurezza energetica, rispetto ambientale e quella benedetta competitività che tutti invocano ma che nessuno sembra realmente voler raggiungere.

Secondo il brillante vicepresidente, le reti elettriche italiane sono come adolescenti ribelli: devono diventare più resilienti, capaci di sopportare le “onde climatiche”, il caldo che sale, e persino la voracità di condizionatori e data center. Insomma, un percorso di crescita socialmente impegnato e tecnologicamente tortuoso per trasformare una rete apparentemente vecchia e maltrattata in un modello di robustezza e modernità.

Ovviamente, le reti attuali sono decisamente fuori moda e meritano un bel restyling, altrimenti come si potrebbe sopravvivere alle sfide del futuro? Energia più competitiva? Check. Più rinnovabili? Check. Un pizzico di gas per non perdere la bussola? Anche quello, per carità. L’esempio virtuoso è spagnolo, dove il mix abbondante di eolico e solare abbatte miracolosamente i prezzi. Noi, ovviamente, “abbiamo la fortuna” di un sole splendente che ci permette di sognare altri 60 gigawatt di solare e 20 di eolico. Cinque, dieci anni di investimenti grandiosi ci attendono, con le utilities pronte a sfidare la sorte e le apparenze.

Insomma, in Italia si cerca la formula magica per coniugare sostenibilità e bollette accettabili, mentre tra parole pompose e promesse di investimenti faraonici si spera che la realtà non faccia scherzi. Per ora, l’unica certezza è che chi controlla la rete si prepara a giocare questa partita da protagonisti, mentre noi, invece, restiamo spettatori di un copione che cambia in continuazione ma che spesso lascia tutto come prima.

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