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Corsa all’oro: il nuovo record e il valore attuale

La corsa all’oro non conosce tregua, eppure siamo qui a domandarci: chi davvero beneficia di questa frenesia? Crescono le preoccupazioni per l’impatto economico della guerra dei dazi di Donald Trump, e in risposta, ecco gli investitori che si riversano sul metallo prezioso con un’impennata che non si vedeva dai tempi del Covid-19.
Il risultato? Oggi l’oro ha toccato il record di 3.148,88 dollari l’oncia, con un rincaro che sfiora il 19% in questo anno. Un paradosso che, come riporta il Financial Times, rivela una fuga senza precedenti dagli asset di rifugio come i Treasury statunitensi e il contante. Il tanto atteso annuncio di nuove tariffe da parte di Trump, in quello che lui stesso ha battezzato il ‘giorno della liberazione’, ha avuto conseguenze immediate. Gli esperti, che di solito si proclamano profeti della stabilità, avvertono che questa mossa potrebbe fermare la crescita globale, ma chi se ne frega, giusto? La vera questione qui è l’abilità di creare incertezza a palate, che, ironicamente, si traduce in un rinnovato interesse verso l’oro.
Una flotta di lingotti o una sirena d’allerta?
Le stesse paure che spingono la gente verso i lingotti, nel primo trimestre, hanno fatto defluire oltre 19,2 miliardi di dollari in fondi negoziati in Borsa sostenuti dall’oro — mai così tanto prima! Stando a un recente sondaggio della Bank of America, la liquidità nei portafogli degli investitori ha registrato il maggiore incremento mensile degli ultimi cinque anni. Cosa ci dicono questi numeri? Che tutti sono cauti, ma forse dovremmo anche chiederci: perché investire in un mercato così incerto?
Le preoccupazioni sui dazi doganali hanno innescato una vera e propria ondata di lingotti fisici a New York, portando le scorte sul Comex a livelli record — eppure, sorprendentemente, questo afflusso ha cominciato a rallentare. Intanto, su Wall Street, i titoli ‘difensivi’ hanno prosperato: quelli del settore sanitario, come UnitedHealth e Hca Healthcare, hanno visto una crescita di oltre il 10% nell’ultimo mese, mentre l’indice S&P 500 ha perso quasi il 6%.
Investire nella paura: è davvero la soluzione?
Le contraddizioni sono palpabili: da una parte un’isteria collettiva che ci sprona ad accumulare metallo giallo, dall’altra una crescita dei settori ‘difensivi’. Qua ci si chiede se la nostra strategia di investimento sia davvero mirata a costruire un futuro migliore o se non sia piuttosto un rifugio temporaneo dalle tempeste economiche.
Alla fine, possiamo tutelare i nostri interessi con una pioggia di lingotti o rimanere delusi da riforme fallite e promesse non mantenute. Ma chi ha tempo per tante chiacchiere? Sembra che alla fine siamo tutti bravi a scambiare l’oro con la paura, sperando che un giorno la situazione si stabilizzi. Magari un giorno il sogno di un’economia sana non sarà solo un miraggio.