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Crescita a rischio: tagli annunciati e dazi che seminano confusione

“Il taglio delle stime di crescita dell’Unione Europea era praticamente una previsione scontata, soprattutto considerando l’onda di incertezza generata dall’amministrazione Trump a causa dei dazi, una situazione che non si rimedierà di certo in tempi brevi.” Così ha sentenziato Marcello Messori, economista dell’Istituto Universitario Europeo, nell’intento di illuminare il mondo con la sua saggezza. E indovinate un po’? La Commissione Europea ha effettivamente abbattuto le stime di crescita del PIL per l’area euro e l’UE rispetto a quelle fornite qualche mese fa, quando Trump non aveva ancora messo piede nella Casa Bianca. Nel 2025, Bruxelles si aspetta una crescita dello 0,5% e dell’1,4% nel 2026, un bel ritiro rispetto al +1,3% e +1,6% previsti nell’autunno scorso. “Le decisioni di Trump – continua Messori – non hanno solo aumentato l’incertezza sistemica, ma hanno anche frenato l’entusiasmo degli attori economici a lungo termine, vanificando investimenti cruciali e generando effetti a catena decisamente negativi.”

Riguardo alla situazione dell’Italia, Messori ha evidenziato come “ha avuto una reazione alla pandemia decisamente più solida di quanto ci si potesse aspettare”, un complimento insperato, specialmente considerando che il nostro bel paese è stato uno dei più colpiti. Si era sperato che grazie al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) si potesse finalmente intraprendere un cammino di crescita, ma ahimè, sembra che stiamo riscoprendo le gioie della stagnazione. Infatti, la Commissione Europea ha di nuovo rivisto al ribasso le stime di crescita dell’economia italiana, fissando un modesto +0,7% nel 2025, tre decimi di punto in meno rispetto a sei mesi fa, con stime per il 2026 a un misero +0,9%.

Ma non finisce qui! Per quanto riguarda la crescita zero della Germania, Messori ha sentenziato che “le previsioni per l’anno in corso sono tutt’altro che rosee, e il paese è sull’orlo della recessione.” Ed è proprio uno dei pochi paesi che sta cercando di seguire le iniziative di rilancio europeo. Modificare il “nero di bilancio” e avviare un piano infrastrutturale decennale non sembrano proprio meccanismi da sottovalutare. Sembra che in Germania stiano cercando di reagire, strano ma vero!

Gettando uno sguardo più ampio all’Eurozona, Messori ha espresso preoccupazione per il divario rispetto alle nuove frontiere tecnologiche, alertando che “se non c’è una reazione e una modifica del modello produttivo dell’UE, resteremo intrappolati.” È chiaro che “l’Italia non dà segnali di cambiamento, ma se vogliamo essere un po’ ottimisti, possiamo sperare che la Germania si stia finalmente muovendo in quella direzione.” Un vero e proprio inno alla speranza, non trovate?

Infine, Messori, non delude e si lancia in una dissertazione sulla difesa, affermando che è fondamentale potenziarla! “É una condizione necessaria per garantirci un sentiero di crescita,” aggiunge, come se prima non fosse stata una priorità perché eravamo al caldo sotto l’ombrello statunitense. Ora, con una minaccia credibile all’orizzonte, sembra che tutti dobbiamo prenderci cura delle nostre “difese” in modo un po’ più autonomo. “La soluzione – conclude – è aumentare il peso della difesa a livello europeo.” Peccato che al momento ci sia solo un programma parziale che si muove in quella direzione; sembrava quasi un piano, ma evidentemente il legame con le singole nazioni non è un colpo di genio.

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