Notizie

Cripto sotto assedio: l’Esma conquista più poteri per tenere a bada il caos europeo

Le autorità di vigilanza di Italia, Francia e Austria hanno deciso di innalzare il livello di guardia sul vivace – e ben noto per i suoi colpi di scena – mercato delle cripto-attività. Dopo aver osservato con pazienza l’andirivieni degli operatori più scafati, ora pretendono da Bruxelles un giro di vite sul Regolamento MiCA, quel documento che doveva settare le regole del gioco ma che, a quanto pare, necessita di qualche ritocco per evitare che diventi un libro dei sogni irrealizzabili.

Consob, Amf e Fma, le rispettive autorità di controllo, hanno sfornato una posizione congiunta in cui chiedono modifiche e precisazioni per rendere la supervisione più rigorosa e allo stesso tempo rafforzare quella protectio inviolabile dell’investitore che, nel mondo delle cripto, spesso pare una leggenda metropolitana.

La presunta soluzione: controllo centralizzato dall’Esma

Il primo e più urgente grattacapo riguarda la sorveglianza diretta da parte dell’Esma sui principali fornitori di servizi collegati ai cripto-asset, che al momento si muovono con l’agilità di acrobati in giurisdizioni più permissive. In soldoni: le tre autorità suggeriscono che solo un’entità europea forte e centralizzata potrebbe finalmente imporre un’applicazione uniforme delle regole, mettendo fine al giochino di chi va a stabilirsi nel Paese con le regole più lassiste. E non è solo questione di rigore – la promessa è che una centralizzazione di questo tipo taglierebbe pure i costi operativi per tutte le giurisdizioni locali. Il miracolo regolatorio, insomma, si fa da sé.

Piattaforme fuori dall’Ue? Ordini solo se tutto è a norma MiCA

Un altro problema, classico, è rappresentato dalle piattaforme con sede extra-UE che, con l’astuzia dei veri maestri della finanza alternativa, aggirano l’assenza di licenza europea per raggiungere direttamente gli investitori comunitari tramite intermediari locali. Qui la domanda è retorica: chi può fermarli? Secondo Consob, Amf e Fma, quegli intermediari dovrebbero eseguire ordini soltanto su piattaforme che rispettano pienamente il regolamento MiCA, o almeno normative equivalenti. Tradotto: no zone grigie, niente scorciatoie, niente rischi per le già traballanti fondamenta dei mercati. Una proposta che suona semplice ma che, nel vero mondo delle cripto, si sa quanto faccia fatica a decollare.

Cybersecurity: meglio prevenire che piangere dopo

Immancabile, ma sempre drammaticamente attuale, la questione della sicurezza informatica. Le autorità sottolineano che il settore è un bersaglio preferito per gli attacchi hacker e, pertanto, pretendono controlli indipendenti, stringenti e periodici sui sistemi informatici delle piattaforme. La teoria lo dice chiaro: senza una solida protezione degli asset digitali, senza resilienza agli attacchi e senza un’efficace capacità di gestione degli incidenti, è impossibile ottenere o mantenere l’autorizzazione. Cosa che, in soldoni, significa: guai a chi combina casini, perché la fiducia degli investitori si costruisce – o dovrebbe costruirsi – proprio qui, smettendo di fare finta che tutto fili liscio in un regno spesso brutto, sporco e cattivo.

Il mistero dei white paper: più trasparenza grazie all’Europa

Per finire, il documento si concentra sul processo di revisione dei famigerati white paper relativi alle nuove offerte di token – escluse naturalmente le stablecoin, perché a mozzarezone nel mondo cripto ci pensano già abbastanza altri. Qui la proposta è di mettere ordine e uniformità in questa fase delicatissima, magari con un punto di accesso unico per la presentazione e la gestione delle offerte a livello europeo. L’intento è nobile: fornire certezza giuridica agli operatori e facilitare la dimensione transnazionale di molte iniziative che, come al solito, invece di muoversi in modo coordinato si trovano imprigionate nei labirinti burocratici nazionali.

Exit mobile version