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Cultura e nazioni: la nuova moda del “dialogo” che ormai sembra più una farsa

“I Paesi del Golfo? Che dire, un mondo di eccezionale interesse, dove le idee sui beni culturali e l’arte sono così incredibili… da farci quasi pensare che siano il centro dell’universo!” Così si esprime Angelo Crespi, il direttore generale della Pinacoteca di Brera, durante la cerimonia della super esclusiva Investopia Europe. Ah, la grandezza, dove l’arte diventa un “ponte” tra la Grande Brera e il Museo di Stato dell’Oman, proprio nel bel mezzo di una giostra di assordanti discorsi sull’innovazione e gli investimenti, tenutasi al Palazzo Mezzanotte a Milano, la gloriosa sede della Borsa Italiana.

Ma aspettate, la parte migliore non è finita. “Soft power,” dice, come se stesse parlando di un incantesimo magico, “dei beni culturali italiani… è un’occasione da non perdere!” Certo, perché il nostro bel Paese, che nel suo frasario culturale custodisce tesori inestimabili, ha evidentemente bisogno di una “collaborazione” con l’Oman per rivelare il proprio valore. Ah, la cultura italiana che si “esprime al massimo livello”! Se solo avessimo pensato a questo prima, forse l’Italia non avrebbe mai dovuto affrontare una crisi economica, eh?

Insomma, non c’è niente di meglio che una riunione elegante per dimostrare quanto sia essenziale il nostro patrimonio culturale. Ciò che conta è creare illusioni di grandezza e innovazione, avvolte in conversazioni profumate di elitismo e pomposità, mentre i veri problemi restano irrisolti e ben lontani dai riflettori. Ma chi ha bisogno di risolvere questioni complesse quando si può semplicemente “unire il mondo” attraverso il potere dell’arte e della cultura? È davvero un colpo da maestro!

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