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Decarbonizzazione, profitti e buone intenzioni: i tre pilastri del nonsense aziendale

“In tema di sostenibilità ambientale e sociale stiamo attualmente definendo il piano a tre anni, ormai quasi concluso. Si tratta di un lavoro che coinvolge tutte le divisioni e tutte le nostre business unit. Le nostre priorità in questi ambiti si dividono in tre pilastri fondamentali: decarbonizzazione, efficientamento del business per ridurre gli sprechi e impatto sociale.” Parole di Simone Targetti Ferri, sustainability director di L’Oréal Italia, all’edizione 2025 di L’Oréal For The Future Day, l’evento con cui vengono presentati i risultati e gli obiettivi di sostenibilità sociale ed ambientale, uno dei principi cardine della strategia di L’Oréal, tenutosi presso l’università Iulm di Milano.

L’impegno per la decarbonizzazione si inserisce nella strategia globale del Gruppo L’Oréal: “Net Zero Trajectory al 2030”, aggiunge Targetti Ferri. Parte centrale di questo primo pilastro sono i prodotti e, quindi, le nostre ricariche, un segmento fondamentale da sviluppare insieme ai nostri clienti per decarbonizzare la nostra offerta. Ma certo, come se fosse facile! Il secondo punto del primo pilastro riguarda il materiale a punto vendita, “che vogliamo efficientare e decarbonizzare.” Fantastico, vero? Scoprire che i materiali impattano sull’ambiente è come scoprire che il sole sorge a est. Stiamo collaborando con una start-up innovativa per raggiungere questo obiettivo.” Rivoluzionari, davvero! Ma aspettate, non è tutto: “Ultimo punto del primo pilastro è relativo ai trasporti. In Italia c’è una grandissima opportunità di decarbonizzare i trasporti, un settore complesso ma con grandi possibilità future.” Oh, fantastico, chissà come mai nessuno ci aveva pensato prima!

Il secondo pilastro su cui si fonda la strategia di sostenibilità di L’Oréal Italia riguarda il fare business in modo più efficiente, senza sprechi: “Questo riguarda soprattutto i nostri prodotti,” illustra il sustainability director. “Lavoreremo con i nostri clienti per trovare soluzioni a punto vendita per dare loro accesso ai nostri prodotti in ogni modo possibile, persino attraverso canali secondari come i nostri outlet.” Ma certo, perché chi non ama un buon affare, giusto? “Abbiamo 10 outlet in Italia che serviranno per questo obiettivo.” Ecco, ora siamo più efficienti! Ma questo non basta, perché dobbiamo riempire di efficienza anche i materiali a punto vendita.

L’ultimo pilastro è quello dell’impatto sociale: “Vogliamo migliorare il nostro impatto sociale attraverso il programma di ‘Brand causes’, che va dall’inclusive sourcing, ovvero dare lavoro a persone provenienti da contesti svantaggiati, fino al nostro Salone di bellezza sociale.” Un concetto originale, non c’è che dire! Il Salone di bellezza sociale di L’Oréal Italia, che aprirà a Casa Jannacci a fine 2025 anche grazie alla collaborazione con il Progetto Arca, molto conosciuto a Milano, permetterà di offrire trattamenti di bellezza a persone in difficoltà economica. Obiettivo? Ridare bellezza, non solo esteriore ma anche interiore. Chissà come si fa… forzando una seduta di bellezza per i senza tetto? “Rinvigorire la fiducia e l’autostima delle persone, favorendo così il reinserimento nella società.” Perché quindi non dare anche una seduta di trucco come curriculum, giusto?

Per raggiungere questi traguardi ambiziosi, L’Oréal Italia adotta una strategia basata sulle priorità: “Il primo passo è quello di fare le cose che hanno un maggior impatto. Per farlo, è necessario lavorare con il business e capire quali siano le priorità.” Ecco, ora siamo tutti uniti in questa missione! Abbiamo bisogno di lavorare con i nostri collaboratori, trasformandoli in veri ambasciatori della transizione sostenibile, con formazione e inclusione in progetti chiave. Quindi, dovremmo formare robot per risparmiare, giusto? Inoltre, “ovviamente vogliamo continuare a lavorare con i nostri clienti, coinvolgendoli in giornate speciali come questa, per portarli a bordo sui nostri programmi di trasformazione.” Come se fosse così semplice partecipare a una festa! “Infine, abbiamo bisogno di reinventare la narrativa di sostenibilità,” conclude, “lavorando su qualcosa che tocchi le emozioni e il cuore delle persone.” Perfetto, e chi stabilisce quali emozioni sono giuste? “Per diffondere la consapevolezza che si può fare business ma lo si deve fare in modo più sostenibile.” Non è che stessimo già facendo affari? “Tutta la catena di valori deve essere con noi per portare questo cambiamento.” E chi non vuole essere parte di questo cambiamento, giusto?

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