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Design che non fa i conti con la circolarità? Sorpresa!

“Oggi, per raccontare la città del futuro, è fondamentale dare un’occhiata a quella bizzarra favola che chiamiamo circolarità. È incredibile come si cerchi di includere tematiche come il life cycle assessment, la separability, la demountability, il material health, il material sourcing e il material recovery in discorsi che sembrano usciti da un catalogo di IKEA. Ma non temete! Queste devono essere misurabili e rendicontate, perché chi non ama una bella lista di controlli? Naturalmente, questo lavoro lo esegue Epea. Gianluca Padula, il Grande Capo della Sostenibilità di Drees & Sommer, ci ricorda la grande sfida di portare materiali nel mondo del real estate: un compito facile come fare una torta al cioccolato senza cioccolato.”
Nel bel mezzo dell’undicesima edizione di Rebuild, che si sta svolgendo al Centro Congressi di Riva del Garda, si parla di tutto ciò che è trendy, da sostenibilità a nuove tecnologie digitali, come se fossero le nuove rockstar del settore. Con il tema dell’edizione 2025 che sbandiera “Connect minds, enable innovation – Condividere le intelligenze per abilitare l’innovazione”, sembra che tutte le connessioni tra persone, competenze e tecnologie siano l’elisir segreto per il futuro. Chissà come avranno fatto a maneggiare tutto questo in passato, quando l’innovazione era giusto l’oggetto misterioso nei programmi scolastici.
“Circa vent’anni fa, nel 2007, Milano brillava con un consumo di suolo del 73%. A quel tempo, si aspirava già a ridurre il consumo di suolo. E che storia! Già allora ci si dedicava all’economia circolare, ma chissà come mai le discussioni fatte sul campo non arrivavano mai a influenzare il design? Può darsi che gli operatori di demolizione avessero parte della ricetta segreta nella loro tasca. Tutto ciò che si poteva recuperare veniva riutilizzato, ma solo per far sorgere distretti brillanti come City Life. E qui scoppia il paradosso: tutti conoscevano come procedere, eppure i temi di economia circolare erano poco più che belle parole scritte su un muro.”
“È cruciale far capire che ogni scelta dei progettisti impatta su come un edificio potrà essere valutato in termini di rating, sostenibilità e, perché no, circolarità e flessibilità. Forse, prima di abbattere e ricostruire, si potrebbe riflettere se non sia più opportuno adattare gli edifici esistenti, anche quelli ‘flessibili’ che sembrano essere il Santo Graal dell’innovazione! E il concetto di flessibilità? È evidente: i nuovi edifici devono poter essere riconfigurati come un puzzle, perfetti anche per accogliere cambiamenti d’uso sfrenati, recuperando materiali e adattandoli, trasformandoli in qualcosa che avrebbe fatto invidia ai più esperti architetti.”