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Dichiarazione dei redditi 2025, il pessimo show delle scadenze tra saldo e acconti da non perdere

Quando pensavate di dormire sonni tranquilli fino al solito 30 giugno, ecco che arriva il fatidico “appuntamento” con il fisco per saldo e primo acconto delle imposte. Peccato che questa data sia solo un miraggio per alcuni contribuenti, mentre per altri il tutto scivolerà tranquillamente al 21 luglio. Sì, avete capito bene: è tutto un gioco di scadenze che cambiano a seconda del soggetto fiscale, una danza di proroghe che fa impallidire pure i più organizzati.
Non c’è da sorprendersi se il DL Fiscale n. 84/2025 ha deciso di concedere il beneficio del “mordi e fuggi” estivo a partite IVA che applicano gli ISA e ai contribuenti in regime forfettario, spostando la data limite all’ormai più “comoda” giornata del 21 luglio. Per il resto del popolo fiscale, invece, il solito 30 giugno resta un appuntamento fisso – e puntuale come un orologio svizzero – con il saldo e il primo acconto su IRPEF, cedolare secca e flat tax.
Lavoratori dipendenti e pensionati, che possono finalmente tirare un sospiro di sollievo, vedranno il loro saldo trattenuto direttamente in busta paga o sulla pensione, gestito come sempre dal “grande fratello” sostituto d’imposta. Per gli altri, invece, niente scampo: sarà necessario armarsi di pazienza, il modulo F24 e un buon caffè per la “dolce” incombenza dei pagamenti autonomi.
Ed ecco la ciliegina sulla torta: per chi rientra nella categoria delle partite IVA con ISA, il decreto varato dal Governo – fra una firma e l’altra – ha formalizzato il rinvio al 21 luglio. Stessa sorte per chi ha scelto il regime di vantaggio o forfettario e persino per i soci di società, associazioni e imprese legate agli ISA. Non dimentichiamo il premio speciale riservato a chi ha aderito al concordato preventivo biennale, che vedrà rinviata anche l’imposta sostitutiva.
Saldo e acconto 2025: rate e proroghe per allungare il piacere
Ora, se pensate che il gioco finisca qui, incredibilmente no. Il saldo sul conto fiscale relativo al 2024 e il primo acconto per il 2025 possono essere dilazionati fino a un massimo di sette comode rate mensili, estendendo il versamento da giugno fino a dicembre. Non male, no? Secondo i dettami della riforma fiscale, questo calendario uniformato mette tutti sullo stesso piano – partite IVA, dipendenti e pensionati – imponendo una scadenza mensile ben precisa: il 16 di ogni mese.
E come se non bastasse, per chi ama “allungare” il pagamento fino all’ultimo momento possibile, ecco comparire quel piccolo miracolo burocratico che risponde al nome di scadenza del 16 dicembre. Così la creatività fiscale italiana ci regala un massimo di sette rate anziché le sei di un tempo, permettendo a chi può di tenersi i soldi in tasca un po’ più a lungo – perché si sa, ogni centesimo conta (fino a quando il fisco chiama, ovviamente).
In definitiva, se vi stavate chiedendo quando e come dovrete affrontare la danza delle imposte nei prossimi mesi, beh, la risposta non è mai così semplice né univoca. Ma almeno sappiate che qualcuno ha avuto il privilegio di spostare il termine, mentre per gli altri la festa è già iniziata. Che dire? Buona fortuna ai contribuenti d’Italia!
Per i dipendenti e pensionati, invece, la prima quota arriva come un adorabile promemoria entro il 30 giugno. Ma tranquilli, non è finita: le rate successive dovranno essere versate esattamente il 16 luglio, 20 agosto, 16 settembre, 16 ottobre, 17 novembre e 16 dicembre, così da mantenere vivo il brivido dell’adrenalina fiscale durante tutta l’estate e fino all’inizio dell’inverno.
Come se non bastasse, l’Agenzia delle Entrate si è anche premurata di specificare che sugli importi rateizzati si applicheranno gli “interessi del 4% annuo”. E ovviamente, per non farci mancare nulla, si userà il “metodo commerciale” – perché il calcolo contorto rende tutto più divertente – partendo dal giorno successivo alla scadenza della prima rata fino alla seconda scadenza. Insomma, una formula pensata per farvi perdere il conto dei giorni e trasformare le tempistiche in un gioco di sopravvivenza.
Per le rate mensili successive, l’interesse cala – ma non troppo – a un “frizzante” 0,33% forfettario, applicato indipendentemente da quando deciderete di versare il dovuto. Che senso ha, direte voi? Evidentemente l’imprevedibilità dei pagamenti è un valore aggiunto a cui l’amministrazione tributaria tiene moltissimo.
Infine, per chi ama il brivido fino alla fine, si conferma la classica possibilità di differire il primo pagamento di 30 giorni dalla scadenza, naturalmente a fronte di una “maggiorazione” dello 0,40%. Per i pagatori puntuali entro il 30 giugno, il versamento sarà considerato a posto se effettuato entro il 30 luglio. Per le partite IVA fortunate che godono della proroga, la scadenza si allunga fino al 20 agosto. Un vero regalo di Natale anticipato, immagino.