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Disoccupazione in aumento a marzo: il 6% è il nuovo traguardo, ma i giovani fanno ancora peggio con un 19% di disperazione

A marzo 2025, l’occupazione ha fatto un bel balzo in avanti rispetto allo stesso mese del 2024, con un incremento di 450mila lavoratori. E non è una magia, è solo il risultato della crescita dei dipendenti permanenti (+673mila) e degli autonomi (+47mila). Peccato che ci sia stato anche un calo dei dipendenti a termine, che ha visto una diminuzione di 269mila unità. Tutto questo è stato rilevato dall’astuto Istat.

Ma non lasciamoci ingannare da questo quadro roseo. Nel terzo mese dell’anno, l’occupazione ha fatto un passo indietro, con una diminuzione dello 0,1%, ovvero ben 16mila posti di lavoro persi. Gli unici a festeggiare sembrano essere gli uomini di età superiore ai 35 anni e i dipendenti a tempo indeterminato; per il resto, le donne e i lavoratori più giovani stanno affrontando tempi difficili. E guarda caso, il tasso di occupazione è rimasto appiccicato al 63%, come un’etichetta di prezzo sgradita, come a dire: “Sì, ci sono, ma non aspettatevi miracoli”.

Se poi si confronta il primo trimestre del 2025 con l’ultima parte del 2024, si notano 224mila occupati in più, un incremento del 0,9%, che sembra una notizia fantastica. Ma aspetta, il contesto è fondamentale. Questo aumento dell’occupazione arriva accompagnato dalla crescita delle persone in cerca di lavoro (+0,5%, o +7mila unità) e dalla diminuzione degli inattivi (-1,7%, ovvero -217mila). In termini semplici: stiamo mettendo le persone al lavoro, ma ce ne sono sempre di più che si offrono sul mercato come se fosse una svendita di fine stagione.

A marzo, il tasso di disoccupazione ha toccato il 6%, un incremento dello 0,1 punti, mentre quello giovanile ha scavalcato il 19% (+1,6 punti). Il numero di uomini e minori di 50 anni in cerca di lavoro è aumentato del 2,1% (+32mila unità). Chi l’avrebbe mai detto che per trovare lavoro bisogna sentirsi più giovani? Chissà come si sentono i 35enni, bloccati in un limbo che non si capisce se sia gioventù o stagnazione.

Il calo degli inattivi tra i 15 e 64 anni (-0,1%, ovvero -11mila unità) ha coinvolto principalmente gli uomini e le fasce di età 35-49 anni. E le donne? Sembra che stiano godendo di una sorta di privilegio inatteso, con aumenti nell’inattività, fatta eccezione per i giovani che rimangono in una situazione di stabilità, come se il mondo del lavoro avesse deciso di ignorarli completamente. E il tasso di inattività? Rimane invariato al 32,9%. Ma che splendida misura di immobilismo!

Infine, se si fa un confronto con marzo 2024, sia il numero di persone in cerca di lavoro che quello degli inattivi sono in calo, rispettivamente del 11,8% (-208mila unità) e dello 0,9% (-107mila). Insomma, la situazione si complica: c’è meno gente a cercare lavoro, ma anche meno inattivi… come se il mercato del lavoro fosse un circo in cui tutti, a un certo punto, decidono di fuggire.

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