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Distretti energetici positivi: la panacea per una pianificazione sostenibile che promette molto e ottiene poco

I distretti energetici positivi sono, a quanto pare, la panacea per il futuro della programmazione territoriale, come se la semplice pianificazione di sistemi energetici sostenibili potesse magicamente risolvere problemi ambientali, sociali e di rendimento per gli investitori. Questa è la brillante intuizione di Andrea Martinez, vicedirettore generale di Sinloc, che ha parlato al panel ‘Fonti energetiche e decarbonizzazione: nuove frontiere’ durante l’evento di due giorni al Centro Congressi Riva del Garda dedicato all’edilizia sostenibile. Proprio quel luogo incantevole che ospita discussioni profonde sul futuro del comparto delle costruzioni e sulle tecnologie digitali, come se avessero già risolto tutto.
Il tema centrale di quest’undicesima edizione, “Connect minds, enable innovation – Condividere le intelligenze per abilitare l’innovazione”, ci ricorda quanto siano vitali le connessioni tra persone, tecnologie e competenze. Insomma, come se mettere assieme un paio di teste ben funzionanti potesse risolvere le complessità moderne.
Ma attenzione! Martinez avverte che senza pianificazione, le tecnologie potrebbero entrare in conflitto fra loro. E indovinate? Questo renderebbe difficile sia per il territorio che per chi finanzia i progetti fare le scelte giuste. Fantastico, davvero. “Quale può essere un approccio giusto?” si chiede. Forse quello di analizzare il territorio dal punto di vista del fabbisogno energetico? Che idea innovativa! Incrociare i fabbisogni con le opzioni tecnologiche già esistenti, e magari dare uno sguardo alle future tecnologie sostitutive, che ovviamente verranno da un altro pianeta.
Non dimentichiamo la governance! Martinez ci ricorda che abbiamo bisogno di capire chi realizzerà gli interventi: pubblico, privato, cittadini, imprese, utility, e così via. Un vero e proprio esercito di stakeholder che, ci si aspetta, collaborerà in armonia per il bene della causa. E non sorprendentemente, “per un periodo di tempo ancora importante”, saranno necessari contributi finanziari. Non necessariamente a fondo perduto, ma strumenti pensati per fronteggiare il rischio di incertezza che, udite udite, ci accompagnerà per qualche anno. Dobbiamo solo resistere nel vedere come si evolveranno le cose, come se le incertezze del mercato fossero una sorta di reality show.