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Driver Esselunga in sciopero: le chiacchiere sul contratto di filiera si arenano, il grottesco va in scena

Brivio & Viganò Logistics, Deliverit e Capdelivery si occupano del preziosissimo servizio di consegna della spesa per i fortunati clienti dell’insegna Esselunga. Un compito che richiede una precisione quasi militare e un’organizzazione da far invidia alle più blasonate multinazionali.
Da tempo immemore, o almeno così sembra, le suddette aziende si sforzano di mettere a punto un contratto di secondo livello per la cosiddetta “filiera dell’ultimo miglio”. Nientemeno che oltre 1.200 autisti coinvolti, sparsi da nord a sud, che aspettano solo di vedersi riconosciuti, uniformati a livello nazionale, trattamento economico e regole del gioco sul lavoro. Una missione quasi epica che avrebbe dovuto garantire giustizia e serenità ovunque, ma, come vedremo, non tutto è così semplice.
Ecco la parte divertente: malgrado l’impegno (si presume serio) e la buona volontà delle aziende, per ora l’accordo con le organizzazioni sindacali è rimasto un miraggio. Nonostante così tanta disposizione al dialogo, il risultato è un nulla di fatto. Sarà forse colpa della luna o di un allineamento astrale sfavorevole?
Dopo una lunga e complessa contesa sulla normativa, dove almeno si sono registrate “sostanziali e generali convergenze” – formula diplomatica per dire che hanno trovato qualche punto d’intesa – sono invece scoppiate le scintille sulla parte economica. Insomma, la trattativa si è fermata davanti al sacro Graal dei salari.
Le aziende, in un raro momento di generosità che quasi commuove, hanno messo sul tavolo una proposta che avrebbe garantito un aumento salariale di circa 2.000 euro il primo anno. Non finisce qui, c’era pure un Premio di risultato con valore progressivo per il biennio 2026/2027, roba da far girare la testa a chiunque sia abituato a trattare in modo meno magnanimo.
Per addolcire ulteriormente la pillola, il 6 maggio 2025 è stato persino siglato un bonus da 150 euro netti e un altro da 100 euro netti “assorbibili”, a colore che pensavano di aver raggiunto l’apice della benevolenza. Che, tradotto, significa “se tutto va bene, e tutti restano contenti, abbiamo pronto un piccolo extra”.
Va sottolineato lo sforzo titanico delle aziende, non solo in termini economici ma anche organizzativi, perché far quadrare i conti e accontentare tutti è ovviamente roba da eroi della contabilità. Peccato che il suddetto grande sacrificio non sia stato minimamente considerato all’altezza da chi ha il compito di contrattare per i lavoratori. A quanto pare, i valori salariali proposti e il Premio di risultato erano proprio da buttare nel cestino, roba da dilettanti allo sbaraglio.
Ed ecco la ciliegina sulla torta: tali richieste, a dispetto delle unanimi speranze, al momento risultano del tutto insostenibili per le aziende. Tradotto: i sindacati chiedono il cielo, ma il portafoglio aziendale dice “ciao, qui si stava bene prima, ma adesso basta”.
È utile ricordare a tutti, soprattutto agli entusiasti del rincaro facile delle retribuzioni, che la continuità di queste aziende dipende dalla sostenibilità economica del business stesso. Senza soldi, senza vantaggi economici reali, non solo si rischia di abbassare il sipario sull’impresa, ma pure di mettere a rischio i posti di lavoro esistenti e, perché no, cancellare ogni possibilità di nuove assunzioni. Una prospettiva che non è certo da spot pubblicitario.
Detto ciò, si spera e si auspica che la trattativa riparta al più presto. Magari stavolta tutte le parti riusciranno a mostrare quel “senso di responsabilità” tanto sbandierato ma mai visto, per trovare una soluzione “condivisa e sostenibile”, insomma, non un’utopia ma qualcosa che somigli minimamente alla realtà. Si attendono sviluppi, con popcorn e un pizzico di scetticismo.