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Ecco cosa succede davvero alle tue mance con la nuova flat tax, spoiler: non è quello che ti aspetti

Quelli che passano le giornate a sorridere tra tavoli di bar, ristoranti o hotel, sperando in una mancia più grassa, possono tirare un sospiro di sollievo. Nel 2025 scatta una specie di flat tax al 5% proprio sulle mance ricevute, a patto di rientrare in certi requisiti reddituali molto “selettivi”. Se poi siete assunti tramite agenzie esterne, magari per un po’ di comodità, nessun problema: lo Stato ha pensato anche a voi.
I fortunati lavoratori che operano nel settore privato degli esercizi alimentari e ricettivi – pensate a barman, camerieri, receptionist e tutta quella bella compagnia – avranno una tassazione ultrascontata sulle mance. Una bella botta di novità che parte dalla Legge di Bilancio 2023, diventata ormai legge suprema e messa ancora più a punto con la Legge di Bilancio 2025, che ha addirittura allargato il club dei beneficiari. Grande apertura, dunque!
Ecco il trucco non così nascosto: la tassa al 5% è valida anche se il vostro datore di lavoro è un misterioso soggetto esterno, come un’agenzia di somministrazione. L’Agenzia delle Entrate, da vera maestra di chiarezza, lo ha confermato con una risposta all’interpello che farà felici molti: essere “dipendente vero” della struttura che ti ospita non è più requisito vincolante.
In pratica, se siete stipendiati da un’agenzia esterna, saranno loro a gestire non solo il vostro minimo e fisso salario, ma anche a farsi carico degli obblighi fiscali come sostituto d’imposta. E pure il riversamento delle mance da chi gestisce la struttura all’agenzia è considerato solo un “trasferimento di denaro”, nulla di tassabile: insomma, un gioco da ragazzi, almeno sulla carta.
Ovviamente, per mantenere questa parata fiscale in ordine, occorre un sistema di comunicazioni serio e puntuale tra l’agenzia e chi effettivamente eroga le mance, perché il fisco vuole vedere tutto nero su bianco, senza lasciare margini di ambiguità.
Come funziona la tassazione agevolata sulle mance
Tutto parte dalla Legge di Bilancio 2023, che fece sognare milioni di camerieri e addetti accoglienza con una tassazione simile a un regalo di Natale anticipato: una tassazione minima sulle mance. Da quel momento in poi, nell’intricato mondo delle leggi e dei decreti, questa agevolazione è diventata pratica consolidata, ulteriormente perfezionata dal 2025.
In poche parole, l’importo delle mance percepite viene tassato al 5%, una percentuale da far invidia a molte altre categorie lavorative. Ora, se siete ancora lì a chiedervi come facciano a misurare e accertare tutto questo, la risposta sta nel rigoroso sistema di comunicazioni e nel rispetto di specifici paletti reddituali che nessuno si è premurato di rendere semplici per tutti.
Non ci sono sorprese per chi è assunto “in nero”, naturalmente, ma per i fortunati saltuari contratti regolari, il sogno di un 5% di imposta sulle mance invece che sulle buste paga normali, è diventato realtà. Il meccanismo è semplice: l’Agenzia delle Entrate stabilisce che a chi lavora nel settore debba spettare un trattamento fiscale più “leggero”, perché si sa, la generosità dei clienti non dovrebbe farsi carico di ulteriori tasse.
Insomma, finalmente un minimo di buon senso in un sistema fiscale che amerebbe solo complicare. Se però vi aspettavate un gesto di civiltà da parte dello Stato nei confronti di questi lavoratori spesso sottovalutati, beh, guardate con occhio critico: le condizioni ci sono, ma il diavolo sta nei dettagli (e nelle agenzie esterne che fanno da filtro).
- essere titolari di un rapporto di lavoro nel settore privato, rigorosamente in un comparto “prezioso” come quello ricettivo e della somministrazione di alimenti e bevande – in altre parole, devi lavorare dove si beve e si mangia, non in un buco qualsiasi, sia chiaro;
- non avere superato l’anno prima la fatidica soglia di 75.000 euro di reddito da lavoro dipendente – un upgrade sensazionale rispetto ai 50.000 euro del 2024, perché si sa, il denaro deve girare, soprattutto se è garantito dal contribuente diligente che pure deve certificare di non superare questa cifra;
- non aver comunicato al datore di lavoro la propria intenzione di rinunciare a questo “super affare” fiscale.