Notizie
Ecco la prima compagnia Life che si inventa il giochino del piano incentivi per dipendenti: finalmente una novità da applausi o solo un’altra trovata da manuale?

A2a si prende la briga di pagare i figli dei propri dipendenti e chiama tutto questo welfare: un gesto di “grande responsabilità” secondo il suo presidente.
Roberto Tasca, presidente di A2a, si è presentato all’evento ‘WelLfare. Il Welfare fa davvero bene’ come il paladino di un’industria sensibile ai problemi sociali, convinto di aver scoperto la pietra filosofale del benessere aziendale. Secondo lui, il piano di incentivazione per i dipendenti e il programma sulla genitorialità non sono altro che il coronamento di una lunga tradizione post-bellica, un segno di “responsabilità” nella “life company” di cui è a capo.
Con una franchezza degna di nota, Tasca racconta come, in un’Italia afflitta da bassa retribuzione e crisi economica, la sua risposta sia quella di condividere bonus e azioni con i lavoratori, ripetendo la formula come se fosse un elisir magico contro ogni disuguaglianza sociale. Accanto a lui, come a convalidare la grandezza di questo progetto, i sindaci di Milano e Brescia, le “due città che rappresentano il controllo del gruppo”. Una vera riunione di cervelloni pronti a risolvere con qualche euro e qualche azione ciò che il governo fatica a sistemare da decenni.
Il fulcro della polemica “progressista” di A2a è il piano genitorialità: 3.250 euro da erogare alla nascita di un figlio, pagati a rate fino al diciottesimo anno, con un bonus azionario da 500 euro per tre anni. Per 12 anni, mica poco! Insomma, non solo si celebra la nascita di un bambino con tredicesime extra, ma si spinge anche il dipendente a sentirsi parte del successo aziendale, ovvero a gioire nel vedere il proprio futuro economico legato alle fluctuazioni di un titolo in borsa. Che solidarietà!
Naturalmente, tutto questo non si sostituisce a leggi, leggielline o decreti vari. No no, qui si parla di “assunzione di responsabilità” volontaria, un gesto nobile che prescinde dalle magagne legislativo-burocratiche. Ecco come A2a vuole mostrare il suo lato buono, assorbendo parte del peso sociale in un momento “particolare” che, si spera, non la costringerà a balzare fuori con altri piani farmaceutici o misteriosi bonus.
Insomma, tra una carta stampata e un piano azionario, pare proprio che la “life company” abbia trovato la sua ricetta per il welfare. Ora, attendiamo con ansia la risposta delle altre aziende italiane: prenderanno esempio o continueranno a lasciare tutto nelle mani degli eroi industriali che si inventano bonus per nascita figli come fossero la soluzione definitiva ai mali del Paese?