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Ecco qui un titolo che fa al caso tuo: Finalmente l’Europa si sveglia e prova a inventare un ecosistema trasparente (ma non tenetevi il fiato)

Ecco qui un titolo che fa al caso tuo:

Finalmente l’Europa si sveglia e prova a inventare un ecosistema trasparente (ma non tenetevi il fiato)

La Commissione Europea rompe il silenzio sull’intelligenza artificiale: ecco come vuole controllare i modelli più potenti prima ancora che scattino le regole ufficiali.

Giuseppe Vaciago, partner di 42 Law Firm, non sbaglia nel definire la recente iniziativa della Commissione un “passo avanti significativo”. Un passetto però tutt’altro che semplice da digerire, visto che l’obiettivo è costruire un ecosistema europeo dell’IA fondato su trasparenza, responsabilità e rispetto dei diritti fondamentali. Ovviamente, il merito principale di questo pacchetto tecnico sta nel voler anticipare le mosse dando agli sviluppatori e utilizzatori di modelli generali di intelligenza artificiale una sorta di bussola pratica ancora prima che le norme entrino in vigore. Che gentilezza…

Ora, se pensavate che tutto sarebbe stato un gioco da ragazzi, preparatevi a ricredervi. La molteplicità di documenti, la tecnicità quasi esasperante dei requisiti, e il complicato intreccio tra doveri legali e adesione volontaria creano un terreno minato che potrebbe far perdere più di un attimo la bussola. Soprattutto per chi viene da sistemi giuridici che non sono abituati a questo balletto regolatorio preventivo. A proposito di chiarezza, in un momento storico in cui anche le aziende più virtuose puntano unicamente a semplificare e rendere tutto più trasparente, questo approccio potrebbe suonare come un colpo al cerchio e uno alla botte.

Vaciago mette il dito nella piaga: accompagnare questa partita con formazione dedicata, esempi concreti e chiarimenti operativi non è solo utile, ma assolutamente indispensabile se si vuole evitare di buttare al vento mesi e mesi di burocrazia. In parole povere: la regolazione deve essere non solo alta, ma anche comprensibile e applicabile. Se no, meglio cambiare gioco.

Per chiudere il quadro, dal 2 agosto 2025 scatteranno gli obblighi previsti dal Capitolo V dell’AI Act per i modelli di intelligenza artificiale a scopo generale, detti GPAI. E qui la Commissione Europea ha tirato un jolly: ha pubblicato tre strumenti chiave — Linee Guida, Codice di Condotta e Template per la disclosure dei dati di training — che però non hanno forza normativa, ma fungono da indispensabile riferimento interpretativo e operativo. Tradotto: se non vi adeguate, non rischiate direttamente la multa, ma senza questi strumenti è come navigare senza bussola in un mare tempestoso.

In definitiva, la Commissione sembra voler giocare d’anticipo, cercando di mettere ordine nel caos dell’intelligenza artificiale. Peccato che fra sovrapposizioni, tecnicismi e volontarietà più che obbligo, la parola “semplificazione” sembri più un sogno irraggiungibile che un punto di partenza realistico.

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