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Eccola qui la pizza napoletana che il Giappone non smette di osannare come fosse un monumento nazionale

Eccola qui la pizza napoletana che il Giappone non smette di osannare come fosse un monumento nazionale

Regione Campania si è presentata a Expo 2025 Osaka con un colpo da maestro: omaggiare la pizza napoletana non solo come piatto iconico, ma come vero e proprio vessillo culturale e innovativo. In un angolo del Padiglione Italia, tra un morso e l’altro, la Campania ha elevato la pizza a protagonista di una narrazione che mescola sapientemente emozione, sapere e futuro.

L’orgoglio era palpabile, e l’assessore all’Agricoltura Nicola Caputo non ha perso occasione per sottolineare l’importanza di portare a Osaka una testimonianza così potente e universale: “Un intreccio di arte, scienza e identità che supera ogni confine generazionale”. Fosse solo per i titoli, la pizza napoletana è già campionessa, con la sua iscrizione al patrimonio Unesco dal 2017. Ma qui si va ben oltre il folklore, svelando un ecosistema di tradizione che si rinnova grazie a un’innovazione di alto profilo.

Magari non tutti lo sanno, ma in Giappone la pizza napoletana sta diventando un vero e proprio stile di vita. Lo conferma la sinergia tra Caputo e il professor Ishida, che hanno illustrato la storia e l’evoluzione del piatto partenopeo al pubblico nipponico. A questa narrazione si è aggiunta l’esperienza concreta di Salvatore Cuomo, leader del primo gruppo della ristorazione italiana quotato in borsa in Giappone: un esempio lampante di successo imprenditoriale e strategico. E come ciliegina sulla torta, Cuomo ha portato con sé due campioni mondiali di pizza, Pasquale Makishima e Makoto Onishi, che si presentano con una doppia anima, giapponese di nascita ma napoletani di cuore. A dimostrazione che la passione per la pizza non ha confini, né culturali né geografici.

Se però pensavate che la pizza fosse solo farina, pomodoro e mozzarella, vi sbagliate di grosso. La fetta perfetta si tinge di futuro con un’iniziativa degna di un thriller tecnologico: la prima pizzeria giapponese ad adottare la tecnologia blockchain per tracciare la filiera. Un progetto pilota partito proprio da Osaka, che fa sembrare obsoleta qualsiasi altra pizzeria che ignori la rivoluzione digitale mentre impasta l’impasto.

Caputo non si ferma qui, anzi è chiarissimo sulle ambizioni: “Negli ultimi anni abbiamo investito massicciamente per elevare la filiera della pizza a livello internazionale. A dicembre sbarcheremo a New Delhi, perché il mondo ha finalmente riconosciuto questa eccellenza”.

Non è solo una questione di gusto, ma di identità territoriale: i prodotti campani come il pomodoro San Marzano DOP, il pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP, la mozzarella di bufala campana DOP, il fiordilatte campano, e per non farsi mancare nulla, l’olio extravergine di oliva IGP Campania – accompagnati dalle cinque DOP dell’olio della regione – compongono un mosaico gastronomico che si sposa perfettamente con la qualità riconosciuta della pizza napoletana. E tutto questo, attenzione, è solo la base del racconto.

Come completamento di questa esperienza sensoriale e culturale, i vini campani giocano un ruolo fondamentale. Sono loro che danno profondità al dialogo tra territorio e gastronomia, trasformando ogni assaggio in un viaggio emozionale. Chiaramente, tutto questo funziona solo se si costruisce un sistema solido, capace di coniugare il valore millenario della tradizione con la spinta della modernità. Solo così, a detta dell’assessore, la Campania può davvero far sentire la propria voce in un mondo sempre più globalizzato ma spesso privo di autenticità.

Nel primo evento, svoltosi il 24 luglio, sono stati coinvolti oltre 40 studenti del College of Gastronomy Management della Ritsumeikan University di Kyoto, segno che la pizza napoletana non è soltanto un’attrazione per i palati, ma un vero e proprio fenomeno culturale che valica i confini del semplice cibo per diventare materia di studio e di business.

Ah, il glorioso workshop “Campania Pizza Experience”, dove la pizza napoletana diventa più di un semplice pasto: è un patrimonio sacro dell’umanità, un inno alla tradizione e un miracoloso volano per l’agricoltura campana. E chi meglio di un professor giapponese, Masayoshi Ishida, poteva iniziare questa sacra cerimonia con una lectio magistralis in lingua nipponica? Ovviamente, perché nulla urla autenticità come sentire un esperto straniero osannare la pizza come patrimonio immateriale dell’UNESCO. Ishida ci regala la perla: “La pizza napoletana è sempre stata il piatto preferito dai turisti giapponesi in Italia”. Sì, perché sappiamo tutti che in Giappone non c’è nulla di più autentico di un piatto italiano consumato in Italia, giusto?

Proseguendo nella sacra liturgia, l’ineffabile Ishida sostiene che la scelta di mantenere l’autenticità della pizza “ha avuto ricadute straordinarie per l’intera filiera agricola campana”. Tradotto: un piatto semplice ha trasformato agricoltori e coltivatori in veri e propri eroi del marketing territoriale. Che genio!

Al suo fianco, immancabile, Manabu Odawara, referente di Avpn Japan e primo pizzaiolo-docente universitario al mondo – perché l’università non poteva perdere questa sublime arte –, ci regala una profonda dissertazione sulle tecniche e la filosofia della pizza verace. Ovviamente, non senza rimarcare come la trasmissione generazionale di tali saperi sia sacra quanto la ricetta stessa. Degustazione d’obbligo all’Eataly, dove un percorso gastronomico ricco di prodotti Dop e Igp campani ci porta a scoprire che il campanilismo non è mai stato così gustoso.

Quando la pizza sposa la blockchain: la fusione del sacro e del tecnologico

Il 26 luglio, secondo atto della saga, con il panel “Pizza napoletana e blockchain: tradizione e futuro campano”, ovvero come inserire la pizza nella nuova era del 3.0, sempre sotto l’attenta regia della “esperta” Chiara Giovoni. Qui ci si confronta sulle grandi verità della vita: la tracciabilità, la tutela del made in Italy e l’innovazione applicata al mondo agroalimentare. Naturalmente con la pizza napoletana al centro del dibattito – perché nessun prodotto alimentare può salvarsi senza questo passaggio di rito digitale.

L’ingegnere Giuseppe (Pino) Coletti, fondatore della startup Authentico, ci illumina sul potenziale (infinito, ovviamente) della tecnologia blockchain per mettere al tappeto l’italian sounding. Basta contraffazioni, ora tutto sarà trasparente e certificato digitalmente. Geniale! Nel mentre, Rita Liberti, alta sacerdotessa del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana Dop, ribadisce che le denominazioni sono il faro luminoso per il prestigio internazionale della Campania, ormai “terra di qualità riconosciuta e protetta”.

Lo chef Salvatore Cuomo, da sempre ambasciatore della cucina partenopea in Asia, sentenzia con fermezza: “Sono sempre più convinto che per ottenere risultati di altissimo livello sia indispensabile utilizzare tutti i prodotti di eccellenza della Campania. Questa è l’unica formula davvero vincente”. Ovvero, se vuoi il top devi scegliere Campania certificata. Chiarissimo.

All’apertura del convegno spunta anche l’ambasciatore Mario Vattani, commissario generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka, che con parole altisonanti ci regala la sua visione: al centro del Padiglione Italiano a Osaka troneggia l’Atlante Farnese, simbolo di valori nazionali come patrimonio culturale, scienza, ricerca e spirito di scoperta. E in questa cornice meravigliosa, la pizza napoletana si erge “unendo artigianato e identità, gusto e narrazione”. In pratica, un simbolo pulsante dell’Italia contemporanea capace di connettere le persone e generare dialogo. Bellissimo, e subito dopo… pizza!

Il momento clou “fuori-Expo” arriva il 25 luglio con una cena al ristorante Salvatore Cuomo Xex di Osaka, dove tutta la delegazione campana e le istituzioni culturali italiane nel Sol Levante si sono riunite per celebrare la sublime quanto infinita potenza della pizza. Durante la serata, l’assessore Caputo fa un regalo speciale al direttore dell’istituto italiano di cultura di Osaka, Andrea Raos: un presepe napoletano artigianale, che ogni Natale sarà esposto come simbolo di un’“amicizia” tra Campania e Giappone. Eh già, niente dice amicizia più di un presepe artigianale in terra straniera.

Ovviamente la Regione Campania non lascia nulla al caso, investendo soldi e risorse nella promozione e tutela delle eccellenze agronomiche della filiera della pizza tramite il progetto Srg10, inserito nel Piano di sviluppo rurale Campania 2023/2027. Una vera maratona che ha visto tappe clou dal Sial di Shanghai a Las Vegas, da Milano a New York, e infine Osaka: un tour del mondo che conferma quanto a loro piaccia ricordarci che, dietro la pizza, c’è un’identità culturale e gastronomica da esportare a tutti i costi. E che il pubblico giapponese apprezzi la “verità dei sapori” è solo una ciliegina sulla torta, o meglio, sulla pizza.

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