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Enel trasforma gli sportelli in palestre di sopravvivenza: dipendenti acrobati per un call center live che nessuno voleva

Enel trasforma gli sportelli in palestre di sopravvivenza: dipendenti acrobati per un call center live che nessuno voleva

Quando UGL Chimici-Energia si lamenta di una “situazione incresciosa”, non sta certo dribblando la realtà. Negli ormai leggendari sportelli Enel sparsi per la Sardegna, da Carbonia a Alghero, passando per la gloriosa Cagliari, abbiamo raggiunto il picco dell’organizzazione invisibile. Un tempo, ogni Spazio Enel era una piccola repubblica indipendente, popolata da 12 consulenti e guidata da un responsabile. Oggi? Rimangono solo una manciata di coraggiosi, forse 3 o 4, con una media d’età da pensionamento anticipato (56 anni), a reggere file infinito e clienti pronti a perdere le staffe da un momento all’altro.

C’è da ammirare l’arte del servizio pubblico messa in atto: meno personale, più aspettative. Una formula vincente per accumulare stress e malumori. Ma forse è solo la ricetta segreta per un’efficienza “minimalista”.

Gli sportelli sono aperti (quando capita)

L’ultimo colpo di genio viene da Cagliari: sportelli chiusi per mancanza di personale. Traduzione? Non ci sono abbastanza “esseri umani” disponibili per aprire i battenti. Quelli che restano, se vogliono azzeccarci la riapertura pomeridiana, devono rinunciare perfino alla sacra pausa pranzo. Nel frattempo, il pubblico si ammassa, sbuffa e protesta – ma a chi importa? Evidentemente a nessuno.

Il tocco finale è che nessuno ha intenzione di assumere nuovi addetti. Perché ogni miracolo ha bisogno del suo sacrificio, soprattutto se si chiama “decrescita del personale”.

Il super-consulente: venditore, esperto energia e domatore di clienti

Secondo gli esperti di Enel, il consulente non è un semplice impiegato sportellista: è una specie di creatura mitica. Deve riuscire a vendere elettrodomestici, indirizzare clienti verso le offerte gas-luce più stravaganti, gestire pratiche impossibili, dimenticare la propria sanità mentale placando clienti inferociti e, perché no, preparare un caffè “alla perfezione” tutto in uno. Tutto ciò, senza un centesimo in più, ma con qualche “missione segreta” in più nel curriculum.

Insomma, un lavoro a tutto tondo degno di una rockstar, con il salario di un apprendista. Incredibile come questa sia diventata la normalità.

Turnover? Ma no, lasciamo che si spengano da soli

UGL lo ripete da anni, come un disco rotto: “assunzioni, per favore”. Tuttavia, da Enel, come nel miglior silenzio tombale, non arriva nemmeno un sospiro. La strategia pare essere quella della desertificazione controllata: donare al personale residuo la gratificante esperienza del “resistere a oltranza”. Forse sperano che l’eroismo umano non abbia limiti, ma spoiler alert: la pazienza e la resistenza fisica sono capacità piuttosto esauribili.

Verso lo stato di agitazione: il vaso è colmo e l’orchestra è stonata

Adesso il sindacato alza finalmente la voce: stato di agitazione per tutto il personale Mercato-Retail della Sardegna. E a questo punto non serve nemmeno una sfera di cristallo per capire il copione prossimo venturo: sportelli chiusi, clienti inferociti, e manager bravi solo a scrivere post motivazionali su LinkedIn, guardando la nave affondare in rilassata solitudine.

Un triste spettacolo che sa tanto di commedia dell’assurdo, ma senza i lieti fini. Complimenti a chi ha orchestrato questo capolavoro di “razionalizzazione”.

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